La donna è morta all'ospedale di Cetraro il 17 luglio scorso per una emorragia post partum. Il ricordo degli allievi della scuola di danza Ilaria Dima, nella quale ha insegnato per anni, durante uno spettacolo di beneficenza
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Lo scorso 20 dicembre, al Teatro Auditorium Unical di Rende è andato in scena lo spettacolo di beneficenza “L’abbraccio di Tina…”, in memoria di Santina Adamo, la 36enne originaria di Rota Greca che lo scorso 17 luglio ha perso la vita nella sala operatoria dell’ospedale di Cetraro a causa di una emorragia post partum.
L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione “Asd Centro Danza Ilaria Dima” di Montalto Uffugo, dove la donna ha insegnato ballo per anni, e ha avuto l'obiettivo di tenere vivo il suo ricordo.
Decine di ballerini hanno dato vita a uno spettacolo che ha ripercorcorso le tappe più importanti del suo percorso artistico attraverso la musica, le parole e l’arte coreutica.
Durante la serata, sono state riproposte al pubblico alcune delle sue coreografie, interpretate dagli allievi del Centro Danza.
Lo spettacolo, inoltre, ha visto la partecipazione dei "Free Love", gruppo musicale cosentino, e di Expi, giovane talento del canto.
I soldi raccolti in occasione dello spettacolo saranno destinati all’acquisto di un defibrillatore.
5 mesi fa la tragedia
La mattina del 17 luglio 2019 i calabresi hanno un amaro risveglio.
Santina Adamo, per tutti Tina, muore a soli 36 anni all'ospedale di Cetraro due ore dopo aver dato alla luce il suo secondo figlio.
Ad ucciderla nella notte, una emorragia uterina di tipo massivo. La notizia fa rapidamente il giro del web e la Calabria, già sopraffatta dagli scandali e dalla malasanità, deve tornare a fare i conti con il dolore e l'imbarazzo. Com'è possibile morire ancora di parto?
Tina poteva essere salvata?
Mentre sono ancora increduli e devastati dal lutto, i famigliari si interrogano: Tina poteva essere salvata? Se lo chiedono anche le tante donne il dolce attesa che dovranno partorire in quello stesso ospedale, nell'unico punto nascita dell'intera costa tirrenica, e se lo chiede l'Italia intera.
Tre ore dopo il decesso, sono già due le indagini avviate fare luce sulla vicenda. La prima è di tipo penale e la apre il procuratore Pierpaolo Bruni, che in una manciata di giorni ricostruisce ogni istante della notte maledetta e mette sotto inchiesta sei persone.
Sono i tre ginecologi, i due rianimatori e l'ostetrica che hanno avuto in cura la giovane dal momento del parto fino al tragico epilogo; la seconda indagine è interna ed è di tipo amministrativo. Ma non finisce qui, perché l'allora ministro della Salute, Giulia Grillo, e il direttore del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, Antonio Belcastro, inviano una task force di uomini che dovranno scandagliare ogni centimetro del reparto di Ostetricia e individuarne eventuali criticità.
La drammatica chiusura del punto nascita
Meno di 20 giorni dopo, arriva la prima "sentenza": il punto nascita deve essere sospeso, immediatamente, al fine di evitare altre simili tragedie. E' scritto così nel documento a firma di Antonio Belcastro inviato la mattina del 5 agosto al direttore sanitaria Vincenzo Cesareo. E così accade. L'unico punto nascita di una striscia di terra lunga oltre 150 chilometri presenta forti criticità che mettono in serio pericolo la salute delle gestanti e dei bimbi che portano in grembo, e per questo le attività vengono sospese in attesa di soluzioni. Operatori sanitari e politica si attivano, arrivano nuovi strumenti, viene effettuata la nomina di un primario e si presenta un progetto per la realizzazione di una seconda sala parto. Ma la situazione sembra rimanere allo stallo. L'amministrazione comunale guidata da Angelo Aita protesta, pacificamente ma protesta, arrivando a "occupare" finanche le stanze del dipartimento della Salute della Cittadella regionale. La mattina del 13 dicembre, un esercito di mamme con il pancione sfilano nel piazzale del nosocomio cetrarese per chiedere la riapertura del punto nascita, per poi invadere il reparto di Ginecologia, ancora funzionante nelle ore diurne, dove vengono accolte dal neo primario Angelo Cannizzaro: «Ci sono buone speranze, forse lunedì cominceranno i lavori di ristrutturazione e adeguamento», le rassicura. Ma il lunedì successivo, invece, i lavori non cominciano, perché il commissario ad acta Saverio Cotticelli, che aveva promesso l'arrivo dei fondi, fa marcia indietro. L'azienda sanitaria è in difficoltà, fa sapere, e per ora il sogno di riaprire il punto nascita deve essere chiuso in un cassetto.
La ricostruzione della tragedia
Stabilire con esattezza se la notte del 17 luglio scorso ci siano state delle responsabilità nella morte di Santina Adamo è compito della magistratura, ma, grazie alle inchieste giornalistiche, la ricostruzione di quelle ore drammatiche è ormai di dominio pubblico.
La giovane, sposata con Marco e residente a Montalto Uffugo, è in vacanza sulla costa tirrenica e il termine della gravidanza è fissato al 26 luglio. Ma la sera del 16 la donna si accorge di avere delle perdite di sangue e si precipita al punto nascita più vicino, che è quello di Cetraro.
Inizialmente si pensa a un parto cesareo, ma poi le circostanze spingono i medici a optare per un parto naturale, durante il quale Tina subisce un forte stress.
Il bambino nasce, è sano e viene adagiato nell'incubatrice. Sua madre, invece, è fortemente provata e continua a provare dolori lancinanti all'utero.
Poco dopo si accorge che sta sanguinando. I medici la conducono su una barella in sala operatoria, dove le viene somministrata l'unica sacca di sangue compatibile disponibile nell'emoteca, a fronte delle 4 obbligatorie per legge.
Quindi i sanitari inoltrano la richiesta di altra sostanza ematica al centro trasfusionale più vicino, quello di Paola. Il corriere, giunto in auto dopo aver guidato per 30 km, attende che vengano espletate le prove di compatibilità, pratica obbligatoria quando nella richiesta non è specificata la situazione di emergenza. Ma le condizioni di Tina precipitano e quando il corriere torna con le due sacche di sangue da somministrarle, la donna è già deceduta. I medici dichiarano la sua morte alle 6:35 del 17 luglio.
Il marito: «L'ameremo per sempre»
Tina Adamo e Marco Provenzano si conoscono quando sono ancora dei ragazzini durante le vacanze estive. Lui, nel 2012, si trasferisce da Formia per starle vicino e due anni dopo convolano a nozze. A maggio del 2016 nasce il loro primogenito e quando la coppia scopre di aspettare il secondo figlio, la felicità raddoppia. Va tutto bene, fino alla sera del 16 luglio, quando Marco accompagna sua moglie al pronto soccorso dell'ospedale Iannelli. Marco le rimane vicino durante il parto difficile e soprattutto dopo, quando si accorge che qualcosa sta andando storto.
Marco è lì anche nelle due ore in cui la moglie rimane nella sala operatoria in attesa di una trasfusione di sangue. Marco rimane lì anche quando il medico gli comunica che la favola si è spezzata: Tina non ce l'ha fatta.
Marco è un uomo che nella stessa notte passa dalla gioia più grande, quella di vedere nascere il proprio figlio, al dolore indescrivibile di perdere la compagna e madre dei suoi figli.
Qualche tempo più tardi, lo incontriamo nella casa di Taverna di Montalto dove ha vissuto con Tina per 5 anni e dove continua a vivere circondato dall'affetto dei cari per cercare di ritrovare un barlume di serenità, anche se è ogni giorno più difficile.
L'ultimo arrivato ancora non lo sa che la sua mamma non c'è più, ma suo fratello, che ha 3 anni, chiede di lei in continuazione. «Gli ho detto che vive nel suo cuore - ci dice il papà, mentre trattiene a stento le lacrime - e che quando vuole sentirla deve correre e tenere la mano al petto».
Marco è un uomo distrutto ma la tragedia non è riuscita e a scalfire l'amore per la donna della sua vita: «La amo e l'amerò per sempre. Anzi, la amiamo», dice tenendo in braccio il figlio più piccolo, che dalla madre ha ereditato lo sguardo dolce e generoso.
AGGIORNAMENTO 19 FEBBRAIO 2020
In principio erano sei, ma oggi si apprende che gli indagati per la morte di Santina Adamo sono rimasti in cinque, grazie a un decreto di notifica di chiusura indagini. La donna, alla sua seconda gravidanza, è morta il 17 luglio scorso a causa di uno shock emorragico che l'ha colpita due ore dopo il parto, avvenuto all'ospedale di Cetraro.