Ore 12: anche il maxiprocesso alla ‘ndrangheta si ferma in segno di cordoglio per le vittime della guerra in Ucraina. Un minuto di silenzio voluto dall’Associazione nazionale magistrati, per come spiegato in aula dal pm Anna Maria Frustaci, al quale aderiscono anche i penalisti. La pausa interviene nel corso del controesame dell’avvocato Salvatore Staiano - difensore, in particolare, dell’ex parlamentare Giancarlo Pittelli e del boss di Tropea Tonino La Rosa - al tenente colonnello Giovanni Migliavacca, comandante del Ros di Catanzaro, che ha firmato alcune delle informative che rappresentano i capisaldi dell’accusa prodotta nell’aula bunker di Lamezia dal pool di Nicola Gratteri.

La genesi e le intercettazioni

Staiano incalza sulla genesi dell’indagine Rinascita Scott, che ebbe impulso già con una nota che il Ros inviò alla Procura di Catanzaro, formulando richiesta di intercettazioni, il 22 maggio del 2013. «L’indagine – spiega l’ufficiale dell’Arma – andava in continuità con una pregressa attività del Ros, denominata Purgatorio-Black money, che muoveva da Pantaleone Mancuso detto “Vetrinetta” e Pantaleone Mancuso detto “Scarpuni”». Le investigazioni si concentrarono quindi su Luigi Mancuso, scarcerato nel luglio del 2012 dopo una lunghissima detenzione, e sulla sua più stretta rete relazionale. Il penalista, quindi, vira sulle modalità di selezione delle aziende chiamate a cooperare con la polizia giudiziaria nel contesto delle attività intercettive. L’avvocato Staiano, dal canto suo, prova a mettere in cascina elementi per eventualmente sollevare, nell’incedere del maxiprocesso, profili tecnico-giuridici di nullità. Sciorina, tra le pieghe delle sue domande, intercettazioni acquisite da Rcs, il colosso già finito sotto i riflettori della magistratura inquirente per il caso Palamara, e fa emergere come Innova, altro gigante delle intercettazioni interessato da una indagine dei pm di Napoli, fosse stata esclusa dalle ditte accreditate dalla Procura di Catanzaro come da nota vergata dal procuratore Nicola Gratteri.

La posizione di La Rosa

Il controesame si arroventa, con schermaglie tra il difensore ed il pm Frustaci, nell’analisi delle intercettazioni. Staiano ravvisa discrasie tra le trascrizioni del Ros e quelle operate dai periti del Tribunale. Lo scontro è tra prospettive diverse: quella dell’accusa, per la quale il colonnello Migliavacca è una carta decisiva, e quella della difesa, che punta a decontestualizzare la posizione di Tonino La Rosa rispetto alle conversazioni intercettate dal reparto d’élite dell’Arma.

La posizione di Pittelli

Passando alla posizione processuale di Giancarlo Pittelli, Staiano chiede sui rapporti tra Giovanni Giamborino e «tale Ceravolo» e sulla verbalizzazione e deposito, nei diversi processi precedenti a Rinascita Scott, delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella. «Da luglio 2016 fino ai mesi successivi – chiarisce il colonnello Migliavacca – c’è una serie di captazioni che ci ha fatto ipotizzare che ci fosse stata un’azione da parte dell’avvocato Pittelli per conoscere quello che Mantella stava dichiarando per riportarne il contenuto a Luigi Mancuso. Io non conosco la data in cui furono depositati nel processo Black Money – precisa l’ufficiale – ma il riferimento nelle intercettazioni era al contenuto dei verbali omissati». Dirimente, per la difesa, una conversazione del 29 luglio 2016. Dice Staiano: «Se il 29 luglio dice a Mancuso Luigi che ci sono verbali omissati e Mancuso gli ha dato incarico di difenderlo, e poi se il 20 luglio 2016 c’è stato l’avviso di deposito e il 23 luglio successivo il deposito nel processo Black Money, quando Pittelli dice “vedrò cosa posso sapere”, questo rientra nell’esercizio legittimo del mandato difensivo… E allora in base a quale dato di fatto abbia avuto o visto verbali secretati?».

Difesa e accusa

È su questo, in pratica, che potrebbe definirsi la posizione processuale di Giancarlo Pittelli, per il quale l’ipotesi di concorso esterno poggia sulla ricerca e consegna dei segreti sulle dichiarazioni del pentito chiave al boss Luigi Mancuso. Per la difesa, in sostanza, ciò che Pittelli sapeva e avrebbe riferito su Mantella era legittimo e rientrava nell’esercizio del mandato defensionale; per l’accusa, invece, la ricerca dei verbali del collaboratore non si fermava a ciò che era stato depositato nei processi ma intendeva andare oltre gli omissis. «La condotta che emergeva dalle nostre intercettazioni – sintetizza il colonnello Migliavacca – abbiamo ipotizzato fosse finalizzata alla conoscenza di “qualcosa di ulteriore”. Noi non abbiamo mai sostenuto che Pittelli portasse un fascicolo pieno di verbali a Mancuso, noi abbiamo sostenuto che si fosse attivato per portare informazioni su qualcosa di ulteriore. Noi non abbiamo visto che siano stati consegnati verbali, fogli di sintesi o altro. Noi sappiamo che era continua la ricerca di informazioni per sapere cosa ci fosse sotto gli omissis».