La Consulta ha ritenuto infondata la questione di legittimità sollevata nel 2019 per opporsi all'Istituzione dell'autorità di Messina per all’accorpamento amministrativo degli scali portuali siciliani e calabresi
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I porti di Reggio Calabria e Villa San Giovanni “restano” in Sicilia. La Corte costituzionale, infatti, ha dichiarato non fondato il ricorso proposto dalla Regione Calabria nel febbraio del 2019, con il quale la giunta Oliverio si era opposta all’istituzione dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, ricomprendente i porti di Messina, Milazzo, Tremestieri, Villa San Giovanni e Reggio Calabria.
La Consulta, in particolare, ha non riscontrato violazioni all’articolo 117 della Costituzione (ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni), né lesioni ai principi di leale collaborazione e di ragionevolezza (articolo 97).
Proprio sul presunto mancato coinvolgimento della Regione, la giunta Oliverio aveva basato il proprio ricorso, impugnando la legge 136/2018. «L’istituzione della nuova autorità dello Stretto e stata disposta – affermò in quella circostanza la Regione – senza aver previsto alcun coinvolgimento delle Regioni interessate, e in particolare della Regione Calabria, essendo mancato l’esame in sede di Conferenza Stato-Regioni, a differenza di quanto precedentemente accaduto in relazione ad altri interventi normativi di riforma del sistema portuale, tutti preceduti da ampia e approfondita discussione in sede di Conferenza Stato-Regioni».
Nel ricorso la Regione evidenziò anche che l’istituzione dell’autorità portuale di Messina avrebbe comportato una sovrapposizione con la Zona Economica Speciale (Zes) di Gioia Tauro avrebbe determinato «una irragionevole sovrapposizione».
Tutte ragioni che non sono state considerate sufficienti a dichiarare l’incostituzionale la legge istitutiva.