Consulenze compiacenti e certificati a tavolino, intercessioni con altri medici e perfino soffiate sulle indagini in corso: Alfonso Luciano, finito tra 167 indagati della maxi operazione della distrettuale antimafia di Catanzaro, viene considerato dagli inquirenti come «professionista e pubblico ufficiale di riferimento dell’organizzazione criminale nell’Asp di Vibo Valentia».

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Da dirigente sanitario nel carcere cittadino e direttore dell’ufficio protezione e prevenzione dell’azienda sanitaria, nonché storico medico legale della Procura, Alfonso Luciano, che in passato ha ricoperto anche la funzione di direttore sanitario dell’Asp di Vibo, «pur non essendo inserito stabilmente nel sodalizio criminale forniva un concreto, specifico e consapevole contributo al medesimo». Nella sostanza, ipotizzano gli inquirenti, Luciano si sarebbe messo a disposizione di alcune delle famiglie più influenti del panorama criminale cittadino: i Lo Bianco, i Mantella, i Pardea, e i Camillò – Bonavota con cui si sarebbe interfacciato  «ottenendo in cambio beni materiali, somme di denaro, protezione da richieste estorsive nonché appoggio elettorale (come nel caso delle elezioni provinciali del 2004, allorché cercava e trovava il sostegno della cosca Bonavota di Sant’Onofrio)».

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Una “collaborazione” con cui Luciano avrebbe asservito la struttura pubblica «attraverso abuso e mercimonio della funzione pubblica» ai desiderata del clan, indirizzando  «le sue competenze professionali alle esigenze dell’organizzazione, consentendo attraverso la redazione di consulenze mediche compiacenti, fornendo relazioni mediche finalizzate a fare ottenere benefici o a evitare provvedimenti disciplinari a carico dei sodali detenuti intercedendo con ulteriori medici e professionisti dell’Asp vibonese». Una collaborazione che, annotano gli inquirenti, sarebbe andata anche oltre il campo strettamente medico «rivelando notizie riservate, anche riguardanti indagini in corso ed imminenti arresti, acquisite grazie ad entrature delle istituzioni e nelle forze dell’ordine».