«La comunicazione è la mia unica arma di difesa: se io non avessi questa notorietà, a quest’ora, mi avrebbero fatto poltiglia non appartenendo io a correnti, centri di potere e non avendo partiti». L’ha detto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, alla presentazione di Nicotera del libro “Non Chiamateli eroi” scritto con Antonio Nicaso. Il magistrato, invitato dall’associazione “Oltre le 22”, ha parlato soprattutto sul ruolo di saggista e, dialogando con la giornalista Angela Caponnetto, si è confessato rispetto all’esposizione mediatica.

«Spesso vengo criticato – ha proseguito Gratteri – perché vado continuamente in televisione: più me lo dicono e più ci vado perché penso che serva raccontare un fenomeno e spiegare al soluzione al problema di quel fenomeno». Chiaro riferimento anche alle sue recenti uscite pubbliche nella polemica sulla riforma Cartabia, che il magistrato ha affrontato criticando aspramente gli intendimenti del governo Draghi.

Nella serata spazio pure alla testimonianza di Sara Scarpulla, la mamma di Matteo Vinci – il biologo ucciso da un’autobomba a Limbadi – che ha letto un messaggio scritto assieme al marito Francesco Vinci, che era nel pubblico insieme con l’ei e con Carmine Zappia, un altro testimone di giustizia. «Nel mio calvario – ha detto Scarpulla – abbiamo avuto la fortuna di incontrare lei, che in poco tempo, assieme ai suoi collaboratore, è riuscito a individuare mandanti ed esecutori del martirio di nostro figlio».

Comunicatore sì, ma anche magistrato a cui le vittime sono riconoscenti per l’operatività, Gratteri ha pure rivendicato il fatto che «il distretto di Catanzaro è quello che durante la pandemia in assoluto ha prodotto di più, l’unico con il segno positivo in Italia».