Il procuratore di Catanzaro a Piazza pulita su La7 ha descritto una nuova e semisconosciuta alleanza criminale che punta al monopolio del mercato della cocaina nel Vecchio continente. Il magistrato ha anche affrontato gli effetti del decreto sicurezza, che serve solo per le «bagattelle», e della riforma che smonta la legge Fornero e sottrarrà uomini alle forze dell’ordine già a corto di agenti
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«C’è una nuova mafia emergente, di cui ancora non si parla: quella albanese. Si è alleata con la ‘ndrangheta e faranno grandi affari insieme vendendo droga, perché per loro l’Europa è una prateria senza ostacoli dove chiunque può pascolare».
Ancora Gratteri. Ancora parole che lasciano il segno, anche se vengono dette nel corso di una campagna ormai capillare per la promozione del suo nuovo libro, scritto insieme al docente universitario Antonio Nicaso. Ma in un’epoca in cui c’è un disperato bisogno di punti di riferimento, è difficile inflazionare l’immagine salvifica di questo magistrato che scrive libri, è vero, ma lotta anche quotidianamente contro la stessa ‘ndrangheta di cui racconta, alla quale ha dichiarato guerra da quando era bambino: «Vedevo fuori scuola i figli dei mafiosi che facevano i prepotenti, vedevo i morti ammazzati per le strade e pesavo che da grande avrei dovuto fare qualcosa per cambiare le cose. Allora non sapevo neppure cosa fosse la magistratura, pesavo di voler fare il carabiniere o il poliziotto».
Questa volta Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, era a Piazza pulita, su La7, e qui ha ribadito alcune idee che da anni riempiono le sue pagine e le sue interviste, ma ha anche lanciato un nuovo allarme destinato a far discutere, quello sulla mafia albanese, che avrebbe già suggellato accordi con la ‘ndrangheta calabrese per consolidare il dominio di quest’ultima sul mercato europeo della coca.
Il nuovo pericolo
«L’80 per cento della cocaina che arriva in Europa è della ‘ndrangheta - ha detto Gratteri -, che la compra in Sud America a prezzi stracciati, 1000 euro al chilo, mentre le altre organizzazioni criminali la pagano molto di più, anche 1800 euro per la stessa quantità. Da almeno 15 anni la ‘ndrangheta non vende più al dettaglio ma solo all’ingrosso e appalta lo spaccio ad altri, ad esempio i nigeriani. Ora però si affaccia in Europa un nuovo pericolo rappresentato dalla mafia albanese, perché c’è un grosso problema di contrasto alla criminalità in Albania. La mafia albanese non è conosciuta e non viene contrastata efficacemente, e già sta facendo affari con la ‘ndrangheta».
Quota cento riduce le forze di polizia
Incalzato dalle domande di Corrado Formigli, Gratteri non si è sottratto a valutazioni su fatti che si riverberano dal dibattito politico in atto, analizzandone gli effetti. A cominciare, ad esempio, da Quota 100, la controriforma che scardina la legge Fornero e che dovrebbe consentire a più persone di andare in pensione prima.
«Già mancano uomini - ha spiegato Gratteri - e ora molti decideranno di andare in pensione prima. Questo è un danno enorme per la lotta alla criminalità. Se io avessi più uomini farei più indagini, che a volte non posso neppure iniziare. A Catanzaro sono affiancato dai migliori investigatori d’Italia, ma il blocco delle assunzioni nelle forze dell’ordine non ci permette di avere abbastanza uomini sul campo. Ne mancano almeno 20mila in Italia e Quota 100 aggraverà la situazione».
Il decreto sicurezza non tocca la mafia
Anche sul decreto sicurezza, il magistrato esprime dubbi: «Non servirà a contrastare la grande criminalità, perché incide solo su piccole cose, su bagattelle. Se vogliamo contrastare efficacemente le mafie bisogna avere il coraggio, la volontà e la libertà di creare un sistema giudiziario che, nel rispetto della Costituzione, sia proporzionato a questa realtà criminale. Delinquere deve diventare non conveniente. Non è una questione etica, ma di convenienza».
Invece, di queste cose non se parla abbastanza per Gratteri, perché l’opinione pubblica finisce spesso per concentrarsi su fatti marginali, come a suo dire è stato lo scontro tra il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e il procuratore di Torino, Armando Spataro, che hanno animato un’infuocata polemica intorno a un tweet del leader della Lega che avrebbe rischiato di compromettere un’operazione in corso contro la mafia nigeriana. «Mi fa rabbia che si discuta di queste cose per giorni in tv e sui giornali - ha rimarcato Gratteri -, i problemi veri sono molto più seri. Bisognerebbe discutere della riforma del codice e del processo penale, dell’ordinamento penitenziario, delle maglie troppo larghe del carcere. Sono queste le cose di cui bisognerebbe parlare per fronteggiare una situazione gravissima in Italia e in Europa».