VIDEO | La cosca di 'ndrangheta, colpita dall'operazione Valle dell'Esaro, controllava anche la società di calcio. Questi ed altri particolari sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa negli uffici della Procura di Catanzaro
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Era talmente asfissiante la vendita ed il controllo della droga che anche la squadra di calcio del Roggiano, l'allenatore e i giocatori, compravano la cocaina da questa famiglia». Queste le parole del procuratore capo Nicola Gratteri al termine della conferenza stampa convocata negli uffici della Procura di Catanzaro per illustrare i dettagli del blitz nel cosentino.
Un traffico di droga gestito attraverso la violenza, con pestaggi e spedizioni punitive per chi non pagava. L’organizzazione criminale legata alla famiglia Presta controllava il territorio in maniera capillare e asfissiante e non consentiva a nessun altro di intromettersi in un mercato che comprendeva un quarto della provincia cosentina: da Roggiano Gravina a Tarsia, San Lorenzo del Vallo, Spezzano Albanese e Acri.
La droga, in particolare la cocaina, arrivava dalle cosche di Platì. Un fiume vorticoso di stupefacenti – anche eroina e marijuana - che è stato interrotto dalla Squadra mobile di Cosenza con l’operazione “Valle dell’Esaro”, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ha portato all’esecuzione di 45 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti considerati vicini alla cosca Presta: di questi, 20 vanno in carcere, 16 ai domiciliari e per 9 misure più lievi (I NOMI).
Le accuse sono a vario titolo quelle legate al traffico e allo spaccio di droga, ma ad alcuni vengono contestati anche episodi di estorsione, ricettazione e detenzione di armi. L’organizzazione poteva contare infatti su una grande disponibilità di armi, anche da guerra.
L’esito del blitz è stato illustrato in conferenza stampa, oltre che dal procuratore Gratteri, anche dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Salvatore Capomolla, dal direttore della Direzione centrale anticrimine, Francesco Messina, dal direttore dello Sco, Fausto Lamparelli, dal capo della Squadra mobile di Cosenza, Fabio Catalano, e dal capo della Squadra mobile di Catanzaro, Alfonso Iadevaia.
Sequestro di beni
Le indagini hanno consentito di ricostruire numerosi episodi di spaccio di stupefacenti e, grazie agli accertamenti effettuati dal personale specializzato della IV Divisione del Servizio Centrale Operativo, è stata data esecuzione ad un articolato provvedimento di sequestro preventivo di terreni, edifici e beni (2 imprese individuali e 32 immobili) riconducibili ad alcuni degli indagati, in particolare a Francesco Ciliberti, oltre che ad Antonio, Giuseppe e Roberto Presta, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, nonché al sequestro di 3 autovetture.
Il tentato omicidio di Patitucci
Tra le persone coinvolte nel blitz della squadra mobile di Cosenza c'è anche Marco Patitucci, vittima la settimana scorsa, in Lombardia, di un tentato omicidio nella zona di Monza Brianza.
Il particolare è stato reso noto dal capo della Mobile di Cosenza Fabio Catalano: «Patitucci - ha spiegato Catalano - è rimasto coinvolto insieme a due persone in un tentato omicidio dai contorni assolutamente strani, al punto che è forte il sospetto che possa esserci una “mano” arrivata da giù. Patitucci, insieme a queste altre due persone, è stato chiuso in un magazzino poi dato alle fiamme con il chiaro intento di ucciderlo». Secondo quanto riferito ancora dal vicequestore Catalano, l’episodio «può avere una chiave di lettura, visto l’esito del provvedimento odierno». Patitucci è attualmente ricoverato in prognosi riservata nell'ospedale di Monza Brianza.
Il monopolio del narcotraffico
«Si parla - ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla - di un contesto di 'ndrangheta agguerrito, di una cosca ben radicata sul territorio e con una forte capacità di riorganizzazione. Per l’approvvigionamento avevano forti riferimenti a Platì e nella Piana di Gioia Tauro». «Al vertice del sodalizio che aveva come base il comune di Roggiano Gravina - ha spiegato il capo della Mobile di Cosenza Fabio Catalano – c’erano i fratelli Antonio e Roberto Presta, cugini del boss Franco. L'attività che il clan monopolizzava era, prevalentemente, il traffico di droga. Cocaina soprattutto, ma anche marijuana e hashish». La droga, secondo quanto è stato riferito, arrivava ovunque, anche all’interno della squadra di calcio del Roggiano Gravina».
Gratteri ringrazia il ninistero dell’Interno ed il Capo della Polizia
Il procuratore Gratteri, nel corso della conferenza stampa, ha tenuto ad evidenziare la vicinanza da parte del Ministero dell’interno del Capo della Polizia: «Mi fa piacere - ha detto - questa continua e costante attenzione nei nostri confronti con l’aumento della pianta organica nelle Squadre mobili e per la sicurezza della mia persona. Ci sono sempre vicini».
Gratteri si riferisce, infatti, alle recenti misure di tutela messe in atto per la sua sicurezza, per quella dei colleghi e del suo ufficio.