«È la prima volta che in Calabria al comando provinciale dei carabinieri giungono i capi-corso, cioè i migliori in assoluto, che avrebbero potuto scegliere di andare a lavorare in una grande città come Roma o Milano. Invece, hanno deciso di venire qui, dove sei costretto a essere “sbirro” 24 ore su 24, senza la possibilità di staccare mai».

 

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, annovera tra i successi degli ultimi mesi anche l’insediamento alla guida del comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia di un suo ex allievo, il colonnello Gianfilippo Magro, che lo ascolta in prima fila mentre lui parla dal palco dell’auditorium di Filadelfia, dove ieri ha presentato il suo nuovo libro “Padrini e Padroni - Come la ‘ndrangheta e diventata classe dirigente”, scritto con Antonio Nicaso, tra i massimi esperti mondiali di organizzazioni criminali calabresi.

 

A promuovere l’incontro pubblico è stata l’associazione “Filadelfia nostra”, presieduta da Rosetta Chiaravalloti, che ha fatto gli onori di casa ringraziando Gratteri per aver accettato l’invito e rimarcando l’importanza di appuntamenti di questo tipo per consolidare la cultura della legalità.

 

La sala gremita, con quasi 300 persone ad ascoltare - tra cui alcune classi del liceo scientifico, dell’istituto professionale e della scuola media locale - ha confermato la sensibilità verso queste tematiche della cittadina ai piedi delle Serre, che già nel 2010, per la presentazione del libro La Malapianta, aveva tributato a Gratteri un’accoglienza calorosissima.

 

Sul palco con il magistrato, anche sette ragazzi delle classi presenti in platea, la dirigente dell’Istituto omnicomprensivo di Filadelfia, Francesca Maria Viscone, e il giornalista Enrico De Girolamo, che ha intervistato l’ospite e moderato l’incontro.

 

«Non è consueto riscontrare tanta attenzione per questi temi – ha rimarcato Gratteri – e questo vi fa onore. Oggi la ‘ndrangheta è più forte, ha più soldi e più potere. Nonostante gli sforzi enormi, la battaglia non la stiamo vincendo, al massimo riusciamo a strappare un pareggio». A chi gli chiedeva se non sia troppo pessimista, il procuratore ha risposto di essere semplicemente realista. «Se anche riuscissi a mandare in galera mille ‘ndranghetisti entro la fine del 2017 - ha detto - la mafia continuerebbe a essere viva e forte».

 

I motivi di questa invincibilità sono molteplici, ma su tutti prevalgono le collusioni nelle istituzioni pubbliche. «I politici cambiano, ma gli apparati burocratici no - ha detto -. Ed è qui che si annida il malaffare, è qui che bisogna intervenire con sempre maggiore determinazione per contrastare la corruzione che finisce per soffocare il tessuto imprenditoriale sano a colpi di mazzette».

 

Ma al ricatto non bisogna cedere mai: «Meglio fallire come impresa, meglio ricominciare da zero salvaguardando la propria dignità, che fallire come uomini». Un monito che ha rivolto anche ai numerosi giovani presenti, invitandoli a non cedere mai alle lusinghe del guadagno facile.


Gli studenti di Filadelfia non hanno deluso le sue aspettative, facendo decine di domande e ascoltando con grande attenzione le parole di Gratteri, che per circa 3 ore ha colloquiato con il pubblico. Una presenza profondamente consapevole e voluta, quella degli studenti. Come ha rimarcato nel suo intervento introduttivo la dirigente scolastica. «Se siamo qui oggi è perché a noi importa - ha detto Viscone -. A noi importa se la corruzione avvelena il nostro mare e la nostra acqua, a noi importa il futuro di questo paese, a noi importa difendere e conservare la bellezza dei luoghi. Perché ciò che è patrimonio di tutti, il bene comune, appartiene a tutti noi».