VIDEO | Il gruppo ha oggi donato attrezzature agricole per sostenere la cooperativa Le Agricole dopo i furti subiti in uno dei tanti atti intimidatori di cui purtroppo è vittima da anni
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Una donazione che è ben più di un risarcimento, della restituzione del mal tolto, il messaggio di una rete di sostegno a chi con coraggio e determinazione persegue la strada delle buone pratiche delle legalità, anche se piena di sgambetti, atti criminosi, intimidazioni. La famiglia Greco, storica famiglia di imprenditori, e vittime di mafia, il padre Tommaso fu ucciso in un agguato 19 anni fa, saputo dell’ennesimo furto subito dalla Cooperativa Le Agricole, una delle realtà satellite della Progetto Sud, ha deciso di donare loro delle attrezzature.
La consegna è avvenuta questa mattina a Lamezia Terme nella comunità terapeutica Fandango, altro braccio operativo del sistema sociale messo a punto ormai da decenni dal sacerdote bresciano don Giacomo Panizza. L’ultimo furto subito era stato lo scorso 25 febbraio. Poi il Covid ha bloccato tutti gli spostamenti e così la consegna è stata rimandata.
In particolare, sono stati donati a Le Agricole, cooperativa nata per impiegare in agricoltura donne con disagio, ma poi allargata anche ad altre categorie con difficoltà, una motofalciatrice fatta rimettere a nuovo e un trattorino. A collaborare alla donazione anche l’imprenditore sotto scorta Nino De Masi che si è occupato della manutenzione di un mezzo.
Lo scambio avvenuto oggi suggella un ponte tra imprenditoria e sociale che va al di là di un supporto di tipo economico, ha chiarito Giancarlo Greco. Troppe volte don Panizza si è trovato a vedere le sue molteplici “creature” vandalizzate o vittime di furti e roghi. Un esempio di sistema sociale allargato ed inclusivo il suo diventato best practice a livello nazionale, ma che evidentemente a qualcuno dà fastidio.
«Non si tratta di una semplice donazione, ma è il messaggio che c’è gente pronta sostenere chi come don Giacomo porta avanti questo modo di operare in Calabria», ha aggiunto Greco. «Si fa impresa anche così – ha detto don Giacomo – pensando, al di là dei recinti della propria azienda, all’intero territorio. La Calabria ha bisogno di questi gesti».