Accusato di far parte della cosca Piromalli di Gioia Tauro e di essere l'assassino del barone Musco, Toro Mazzaferro è però deceduto con la fedina penale immacolata. Per lui è stata anche disposta la celebrazione dei funerali in forma privata come avviene per le persone ritenute vicino alla 'ndrangheta
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La corte d’Appello di Reggio Calabria ha sostituito l’obbligo di dimora con quello di firma una volta alla settimana per Teodoro Mazzaferro, imprenditore di Gioia Tauro ritenuto uno degli esponenti di spicco della clan Piromalli. Toro Mazzaferro è però morto la settimana scorsa. Il questore Raffaele Grassi ha disposto la celebrazione dei funerali all’alba ed in forma privata così come accade per i soggetti ritenuti legati alla criminalità organizzata, anche se Mazzaferro è deceduto con la fedina penale immacolata. La Dda dello Stretto lo aveva arrestato nell’ambito dell’ inchiesta “Provvidenza” condotta contro i clan della Piana. Per l’accusa “agiva in nome e per conto dei vertici assoluti della famiglia Piromalli ideando vere e proprie speculazioni immobiliari nell'interesse del clan ed inoltre contribuiva a tenere i rapporti con le altre famiglie mafiose, come i Crea di Rizziconi ed interveniva, in nome e per conto della cosca Piromalli a dirimere i contrasti interni". Imprenditore spregiudicato da un lato e garante dalla pace dall’altro. Ma per la magistratura di Palmi era anche uno spietato assassino. Era accusato infatti di aver ucciso nel marzo del 2013 il barone Livio musco.
Un omicidio compiuto per un debito non onorato insieme al nipote della vittima, Domenico Berdji Musco. Il Tribunale aveva però, cassato la tesi della Procura ma, gli inquirenti insistevano con le accuse. A breve ci sarebbe stata l’udienza preliminare, il presunto boss Mazzaferro quel giorno non sarà in tribunale. Nell’aprile scorso infatti, sia a Musco che Mazzaferro la Procura retta da Ottavio Sferlazza ha notificato l’avviso di conclusioni delle indagini preliminari in quanto accusati in concorso, di aver esploso “all’indirizzo di Livio Musco diversi colpi di arma da fuoco che ne cagionavano la morte”. Da un paio di mesi Mazzaferro aveva la misura cautelare dell’obbligo di dimora.
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A causa di alcuni problemi di salute l’avvocato Guido Contestabile aveva richiesto la cessazione di questa misura con una meno afflittiva. Da qui la decisione dei giudici di Piazza Castello di “concedere”, viste le precarie condizioni di salute del Mazzaferro, “solo” la misura dell’obbligo di firma una volta alla settimana. L'ordinanza dispsota dalla Corte però è arrivata a distanza di una settimana dalla sua morte. Toro Mazzaferro quindi, se ne è andato lasciando un grande punto interrogativo sulla sua persona ma, anche sulle indagini che lo vedevano coinvolto e che adesso, come accade per quella sulla morte del barone Musco, subiscono un ulteriore stop.