VIDEO | Davanti al presidio ospedaliero i familiari del 21enne hanno aspettato la partenza per Reggio della salma e l'esito dell'autopsia disposta dalla procura di Palmi: «Vogliamo giustizia» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Me l’hanno ammazzato, me l’hanno ammazzato». Davanti all’ospedale di Polistena non si dà pace Anselmo Gervasio, padre di Marco, il 21enne morto al pronto soccorso sabato scorso. Con la moglie Luisa, sta aspettando che la salma del figlio – dopo l’inchiesta aperta dalla procura di Palmi, venga trasportata a Reggio Calabria per l’autopsia. Con loro pochi amici, anche loro sostano all’esterno di un nosocomio che in queste ore – tranne l’atto dovuto di una ispezione disposta dall’Asp reggina – non sembra offrirgli nessun conforto.
«Mio figlio – prosegue Anselmo, un operaio precario di Taurianova – è stato due giorni e due notti nel pronto soccorso senza le cure necessarie. Non hanno fatto nulla per svegliarlo, anzi ci dicevano che gradualmente si sarebbe svegliato da solo e, addirittura, un’ora prima di comunicarci che era morto, erano venuti a dirci che stava migliorando».
Un calvario vero e proprio quello dello scorso fine settimana, in un ospedale che solo qualche giorno fa aveva fatto notizia per una carenza di organico straordinaria, che aveva reso necessaria – tra mille polemiche politiche – la chiusura di 3 Punti di primo intervento e la decisione del commissario Lucia Di Furia di indossare lei stessa il camice per coprire i turni. Il ragazzo era stato trasportato al pronto soccorso di mattina, per una sospetta intossicazione da farmaci, ed ora gli esami tossicologici dovranno stabilire se e quanto la sosta prolungata – senza trasferirlo in altre strutture – possa aver determinato il decesso.
«Noi vogliamo solo giustizia», aggiunge Anselmo trattenendo a stento le lacrime e mentre la moglie non se la sente di parlare. I genitori descrivono il ragazzo come «ben voluto da tutta Taurianova», centro del Reggino dove la famiglia si era trasferita da Secondigliano di Napoli 2 anni fa.