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C’è un filo rosso che lega la Slovacchia alla Calabria. Un filo che parte da Bratislava e giunge fino a Bova Marina, piccolo centro dell’area grecanica di Reggio Calabria. È da qui che nascerebbe l’ultima inchiesta di Jàn Kuciak, il giornalista di 27 anni ucciso il 22 febbraio scorso con un colpo al petto, assieme alla sua fidanzata Martina Kusnìrova, freddata con un proiettile alla testa. Ne sono convinti i colleghi della redazione di Aktuality, la struttura investigativa del giornale Novy Cas, quello per cui Jàn lavorava ormai da tre anni. «Non possiamo dire con certezza quale sia il movente del suo omicidio – ripetono i colleghi – ma gli ultimi articoli hanno a che fare con l’Italia e l’Est della Slovacchia».
Kuciak lavora sulle decine di società registrate da Antonino Vadalà, sospettato dai quotidiani slovacchi di avere connessioni con la ‘ndrangheta, e – spiegano quelli di Aktuality – Jan scopre che nel 2011 l’imprenditore entra in società con Maria Troska, prima pezzo grosso del ministero dell’Economia slovacco ed ora consigliere capo del premier Robert Fico. Proprio lui che ha messo sul piatto un milione di euro per chi darà informazioni sull’assassinio del giornalista. La presenza della ‘ndrangheta in Slovacchia, del resto, non è nuova, come certificato dalle inchieste Azimut e Mediterraneo. Questa, dunque, una delle piste su cui lavorano le autorità slovacche. Ma non è l’unica per arrivare alla verità.