A poco più di un mese dalla tragedia in cui ha perso moglie e figli, il padre Angelo Frijia è stato invitato a Milanello dal direttore tecnico dei rosso neri e ha potuto esaudire il desiderio del “suo campione”. Ora la moglia porta le firme di tutta la squadra
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Ha coronato il sogno del figlioletto Christian andando direttamente a Milanello. Continua a dimostrare una forza e un coraggio fuori dal comune Angelo Frijia, marito di Stefania Signore e padre di Christian e Nicolò, scomparsi tragicamente nella notte del quattro ottobre durante l’alluvione che si è abbattuta su San Pietro Lametino.
Frijia è stato invitato e accolto direttamente da tecnico del Milan Gennaro Gattuso nel centro sportivo di allenamento dei rossoneri. Qui il coraggioso papà ha portato la maglietta che il piccolo Christian, sette anni appena, indossava per giovare nell’Asd Lamezia e questa è stata firmata dai giocatori.
«L’ho fatto in onore e memoria del mio campione. Tutto il Milan così lo ricorderà per sempre», ha detto a LaCnews24 Frijia che ha incontrato poi anche altri importanti giocatori della squadra.
Una squadra che ha mostrato da subito una forte sensibilità verso Angelo e la tragedia che stava vivendo. La stessa maglietta rosso nera indossata dal papà nel giorno del ritrovamento del piccolo Nicolò e durante i funerali fu inviata da Gattuso.
Un milanista sfegatato Christian, tanto che anche il giorno dei funerali per lui sulla bara c’erano palloncini rossi e neri. Un bambino che aveva ancora tanto da vivere e tanti calci da tirare al pallone sognando di diventare come i suoi ‘eroi’, perché a quell’età è ancora troppo presto per immaginare dolori così grandi come quello che poi avrebbe dato al suo papà lasciando questa terra. E agli occhi di un piccolo sognatore anche un giocatore di pallone è un eroe.
Eroe lo è diventato ora anche il suo papà. Un ragazzo di appena 36 anni che sta conquistando l’Italia con la forza che sta dimostrando, filtrando quel baratro di dolore in cui è caduto dal quattro ottobre con una missione. Quella di mettere in luce lo stato di abbandono in cui versa la Calabria.
Quel dissesto idrogeologico di cui troppo spesso si parla senza poi agire. Basti pensare che soltanto un mese dopo la tragedia, il fiume Cantagalli, lo stesso corso d’acqua che esondando si prese le vita di Stefania, Christian e Nicolò, si gonfiò nuovamente per le piogge abbondanti e divenne un sorvegliato speciale mentre la strada venne chiusa.
Anche in questo caso Angelo Frijia lanciò un appello affinché si aprissero gli occhi e si intervenisse. I provvedimenti d’urgenza non equivalgono ad una messa in sicurezza e lasciano così una situazione di pericolosità di cui San Pietro Lametino è solo uno dei tanti casi.