La Cassazione ha confermato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca della somma di 9mila euro. Ecco le motivazioni della decisione
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Rigettato dalla terza sezione penale della Cassazione il ricorso del deputato calabrese del Movimento Cinque Stelle (da cui si è autosospeso dopo l’inchiesta), Riccardo Tucci, finalizzato ad ottenere il dissequestro della somma di novemila euro. In particolare, con ordinanza del 17 febbraio scorso il Tribunale di Vibo Valentia – Sezione per il Riesame – ha confermato il decreto con il quale, il precedente 22 gennaio il giudice per le indagini preliminari del ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca della somma di euro 9.000,00, in via diretta, nei confronti della “Assistenza Servizi Telematici Satellitari Società Cooperativa Sociale” e, in caso di accertata incapienza della stessa, per equivalente, nei confronti di Riccardo Tucci, indagato per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e di emissione di fatture o altri documenti per operazioni insistenti.
Il ricorso di Tucci "infondato"
Dal deposito delle motivazioni della decisione della Cassazione si evince che i giudici hanno ritenuto il ricorso di Riccardo Tucci «manifestamente infondato» in quanto non vi è stata alcuna violazione di legge da parte del Tribunale del Riesame, atteso che «il tessuto motivazionale dell’ordinanza gravata risulta conforme alle disposizioni normative, essendo stati sottoposti ad un autonomo scrutinio gli elementi in precedenza vagliati dal primo giudice ed essendosi condivise le sue valutazioni all’esito della confutazione delle deduzioni, invero assai generiche, della difesa».
La Cassazione poi in rilievo che il ricorso di Tucci nella parte «prospetta il vizio motivazionale, risulta caratterizzata da un’evidente genericità, che la rende egualmente inammissibile, atteso che non viene contestata – sottolineano i giudici – l’esistenza dei singoli elementi indiziari dalla cui convergenza è stata desunta la ricorrenza del fumus commissi delicti, ma è sollecitata, piuttosto, una lettura alternativa degli elementi stessi, interdetta al giudice di legittimità».
Le anomalie nella fatturazione
La Suprema Corte evidenzia poi che «i giudici della cautela hanno posto in rilievo che la documentazione contabile ed extracontabile della “Assistenza Servizi Telematici Satellitari Società Cooperativa Sociale”, di cui è stato legale rappresentante Riccardo Tucci, comprova che il volume d’affari di detta compagine è stato orientato, in via esclusiva, alla prestazione di servizi in favore della Autoelettrosat s.r.l.». La fattura n. 4 del 2015, emessa dalla prima società in favore della seconda, ha inoltre, anche ad avviso della Cassazione, «un contenuto assolutamente generico, non esistendo alcun contratto di servizi che ne giustifichi l’emissione, recando una data successiva a quella di competenza ed essendo stata registrata con modalità anomale». Le «uniche entrate riscontrate sul conto corrente della “Assistenza Servizi Telematici Satellitari Società Cooperativa Sociale” sono poi rappresentate da pagamenti parziali relative a fatture emesse dalla Autoelettrosat s.r.l».
Da qui, in via cautelare, la legittimità del sequestro preventivo e l’inammissibilità del ricorso di Tucci, condannato al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
La richiesta di rinvio a giudizio
Da ricordare che la Procura di Vibo Valentia il mese scorso ha avanzato al gup richiesta di rinvio a giudizio. In particolare, Riccardo Tucci nella sua qualità di legale rappresentante della cooperativa “Assistenza Servizi telematici satellitari” sino al 19 marzo 2018, “al fine di evadere le imposte aumentando i costi da portare in deduzione del reddito e in detrazione dell’imposta sul valore aggiunto, dopo aver fatto annotare nella contabilità della società una fattura del 10 marzo 2015 emessa dalla Autolettrosat srl, relativa ad operazioni oggettivamente inesistenti, secondo l’accusa l’avrebbe utilizzata nelle dichiarazioni delle imposte dirette e dell’Iva dell’anno 2015 ed in «tal modo evadeva le imposte per un ammontare pari a 9mila euro». Il reato porta quale luogo di commissione Vibo Valentia in data 19 settembre 2016.
Per quanto riguarda, invece, il secondo capo di imputazione, dal 31 ottobre 2014 al 28 febbraio 2018 “con una pluralità di azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in qualità di legale rappresentante della “Assistenza Servizi telematici satellitari” sino al 19 marzo 2018, al fine di consentire l’evasione delle imposte sui redditi e sull’Iva alla Autolettrosat srl”, Riccardo Tucci emetteva una serie di fatture che per gli inquirenti sono relative “ad operazioni oggettivamente inesistenti per un ammontare” così diviso: anno 2014 euro 18.300,00, anno 2015 euro 222.400, anno 2016 euro 204.600,00 euro, anno 2017 euro 219.600,00, anno 2018 euro 36.600,00.
Gli altri indagati
Fra gli indagati, per contestazioni simili, anche Adriano Tucci, 37 anni, di Ionadi, cugino del deputato Riccardo Tucci. In questo caso i reati sarebbero stati commessi dal 30 marzo 2018 al 28 febbraio 2019. Adriano Tucci avrebbe ereditato la cooperativa una volta che il cugino Riccardo è volato in Parlamento. A lui (Adriano Tucci) la Guardia di Finanza, in esecuzione del decreto del gip del Tribunale di Vibo, Marina Russo, aveva notificato un decreto di sequestro per 19.200 euro. Peggio ancora è andata all’ex socio di Riccardo Tucci, ovvero Vincenzo Schiavello, 48 anni, di Vibo Valentia, che si era visto notificare un decreto di sequestro per più di 775mila euro e l’interdizione di 12 mesi per l’attività di impresa. Anche nei loro confronti il pm Concettina Iannazzo ed il procuratore Camillo Falvo hanno avanzato richiesta di rinvio a giudizio. Il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo, ha fissato l’udienza preliminare per il 28 ottobre prossimo.