Spunta una interrogazione parlamentare dell’onorevole Elisa Scutellà rivolta al ministro della giustizia Alfonso Bonafede sulla riapertura dell’ex tribunale di Rossano e, dalla risposta (datata 22 gennaio 2021) emerge a chiare note che non se ne farà niente. Né assume impegni il Guardasigilli per il futuro. Si limita a dire, nel cuore di una articolata replica, che la riapertura del presidio di giustizia jonico «essendo materia oggetto di riserva di legge, l'eventuale ripristino sarebbe realizzabile solo a seguito della proposizione di una specifica iniziativa legislativa, anche nella forma di delega al Governo, che contempli la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari in genere e, nel caso in esame, degli uffici di primo grado in particolare, la cui approvazione, pertanto, risulta attratta nell'alveo della dialettica parlamentare».

Nulla di nuovo, dunque, poiché l’iter è a conoscenza di tutti. Nel corpo dell’interrogazione presentata dalla Scutellà si fa un richiamo preciso relativamente alle posizioni del ministro Bonafede proprio sul tribunale di Rossano.  In particolare, la parlamentare rileva : «La proposta alternativa di parere del gruppo Movimento 5 Stelle dell'11 dicembre 2013 in riferimento a disposizioni integrative e correttive ai decreti legislativi n. 155 del 2012 e n. 156 del 2012 firmata dall'allora deputato, ora Ministro, Bonafede, e dall'allora deputato, ora Sottosegretario, Ferraresi specificava che "... si ritiene che il tribunale di Rossano non deve essere soppresso in ragione del tasso di impatto della criminalità organizzata e il decreto legislativo n. 155 del 2012, inspiegabilmente ha accorpato Rossano a Castrovillari..."».

Le contraddizioni, almeno sul piano politico, si toccano con mano. D’altronde l’onorevole Scutellà fece una intera campagna elettorale incentrata sulla riapertura del presidio rossanese ed ora si ritrova con un pugno di mosche in mano. E con lei tutta la pattuglia parlamentare espressione jonica. Nell’interrogazione manca la parte più importante che caratterizzò quella soppressione, ossia, la questione morale.

Non a caso l’ex senatore Enrico Buemi denunciava all’epoca ipotesi di carte false pur di pervenire alla chiusura del tribunale di Rossano. Il ministro Bonafede, chiude la replica richiamando i progetti degli uffici di prossimità, che prevedono «la dislocazione in tutte le regioni di punti di contatto e di accesso al sistema giudiziario, per ricevere informazioni relative ai procedimenti giudiziari, inviare atti telematici, ritirare comunicazioni, notificazioni, ricevere consulenza ed aiuto, soprattutto nell'ambito della volontaria giurisdizione». La prima città della provincia di Cosenza, quindi Corigliano-Rossano, rimane sede di Giudice di Pace e, se va bene, con un ufficio di prossimità utile a consegnare certificati e a fornire informazioni.