Due uomini sono stati arrestati perché accusati di essere i responsabili di due tentate estorsioni commesse, tra il mese di luglio 2021 ed il mese di febbraio 2022, ai danni di imprenditori che stanno realizzando lavori nel quartiere San Giorgio Extra di Reggio Calabria. Si tratta di Giovanni Zindato, di 54 anni, e Carmine Pablo Minerva, di 49. Gli arresti sono stati eseguiti dalla Squadra mobile reggina, su disposizione della locale Dda. Il gip ha emesso a carico dei due indagati la misura cautelare della custodia in carcere

Le indagini sono partite dalle denunce delle vittime, che nelle scorse settimane avrebbero ricevuto, a più riprese, visite sul cantiere da parte di Carmine Pablo Minerva, che li avrebbe sollecitati a "mettersi in regola" con la cosca locale, pena il blocco dei lavori. In occasione della prima visita ad uno dei cantieri, vi sarebbe stato anche Giovanni Zindato, che rivolgendosi ad uno degli operai lo avrebbe invitato a riferire al titolare che «prima di entrare a casa delle persone si bussa». 

All’identificazione dei sospettati, gli investigatori della Squadra mobile sono giunti attraverso una minuziosa analisi di diversi sistemi di videosorveglianza, che hanno permesso di fornire i primi riscontri a quanto denunciato dalle vittime.

Le indagini sono poi proseguite con l’ausilio di servizi di intercettazioni che, nonostante le particolari cautele adottate dagli indagati, hanno permesso di acquisire ulteriori importanti elementi di prova sia in ordine ai due tentativi estorsivi oggetto di contestazione, ma anche sulla volontà che avrebbe avuto Giovanni Zindato di estorcere ulteriori imprenditori, di fatto approfittando del vuoto determinato dagli arresti eseguiti con le precedenti operazioni a carico del gruppo criminale storicamente operante nel quartiere di San Giorgio (Borghetto-Caridi-Zindato, operante nell’ambito della più ampia cosca Libri).

Emblematiche in tal senso alcuni dialoghi intercettati in cui Zindato dice di voler replicare il modus operandi adottato da Antonio Libri, detto Totò, attualmente detenuto perché tratto in arresto nel corso dell’operazione Malefix, il cui procedimento attualmente è in fase dibattimentale, oppure l’evocazione, con un conoscente di una delle vittime al fine di incutergli timore, di Antonino Caridi, anch’egli allo stato detenuto, perché condannato per associazione mafiosa in qualità di esponente di vertice della cosca.

La determinazione degli indagati nel portare a termine i loro propositi criminali è stata evidenziata anche dalla volontà degli stessi, per come emerso dalle intercettazioni, di intraprendere azioni ritorsive nei confronti degli imprenditori che non si erano piegati alle loro richieste estorsive. Avrebbero anche palesato la disponibilità di una pistola e, pertanto, oltre al reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, viene contestato loro anche il reato di porto e detenzione abusiva di armi da fuoco.

Giovanni Zindato era già stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Alta Tensione”, condotta dalla Polizia di Stato nel 2010, con l’accusa di essere partecipe dell’associazione mafiosa ed in particolare con il ruolo di uomo di fiducia di Santo Giovanni Caridi. Con riferimento a tale contestazione la posizione di Zindato, dopo la condanna in primo e secondo grado, sarà oggetto di un nuovo processo innanzi alla Corte di Appello di Reggio Calabria, in quanto la Corte di Cassazione che ha disposto l’annullamento con rinvio della sua condanna.