I due però, tramite il loro legale di fiducia Andrea Salcina del foro di Rossano,hanno optato per il giudizio abbreviato. Secondo le tesi accusatorie avrebbero voluto estorcere dei soldi ad un imprenditore, Francesco Mazzei  titolare di una pasticceria , allo scopo di finanziare il sostentamento delle famiglie dei detenuti affiliati alla ‘ndrina coriglianese. Circa 2.500, 3mila euro sarebbe stato l’importo richiesto, con minacce ritorsive in caso di rifiuto. In quattro diverse  occasioni i due indagati, avrebbero  fatto visita all’imprenditore che poi  denunciò tutto, facendo scattare i fermi, che il gip non canvalidò, disponendo comunque per entrambi il carcere. Visite accompagnate da richieste minacciose del tipo: “Tu lo sai perché sono qui, ci sono trenta carcerati che devono campare (…) ci vorrebbero tremila euro, ma poiché sei un bravo ragazzo vanno bene duemilacinquecento (. ..)”. “A noi dei dolci non interessa nulla , ci sono tanti carcerati e le loro famiglie devono mangiare, ci vogliono i soldi, né dolci né sconti”.  I fatti contestati si sarebbero verificati a Corigliano calabro il 4 luglio, il 27 agosto, il 12 e il 21 settembre del 2014. Atti diretti, secondo il sostituto procuratore della distrettuale di Catanzaro Domenico Guarascio a procurare a sè o ad altri l’ingiusto guadagno inerente l’indebita dazione di danaro richiesta. Sammarro sarebbe stato l’esecutore e il beneficiario della prestazione di danaro, Semeraro l’intermediario della richiesta estorsiva, restando il fatto aggravato dalle modalità mafiose. E per Semeraro l’ulteriore aggravante che i fatti contestati sarebbero stati commessi durante il periodo in cui lo stesso era sottoposto  alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale.

Gabriella Passariello