La presenza della malavita sul Tirreno cosentino, fortemente radicata, e un turismo legato esclusivamente ai proprietari di seconde case, continuano a rovinare il periodo economicamente più prospero della costa tirrenica cosentina, ossia il periodo che va dagli inizi di agosto fino agli ultimi scampoli d'estate. Ogni anno, di questi tempi, si ripete la solita litania: «Quest'anno il turismo è di pessima qualità e ogni anno è sempre peggio del precedente». Niente di più falso. Il turismo della costa tirrenica è lo stesso ormai da 40 anni, da quando tra gli anni '80 e '90 i turisti, per lo più proveniente dall'area campana, hanno acquistato le case vacanza a prezzi stracciati. Il territorio svenduto per pochi spiccioli a persone che avevano la possibilità di acquistarle subito e in contanti, per questo molto spesso si trattava di soggetti legati in larga parte, alla camorra, ma anche alla 'ndrangheta e alla delinquenza locale

Un posto che non vuole cambiare

Dal canto suo il Tirreno cosentino in questi anni non ha fatto nulla per cambiare, non offre servizi, non si è rinnovato e non ha cambiato l'offerta. Hanno il mare e questo, secondo i calcoli, sembrerebbe bastare. Invece ad agosto la costa tirrenica si riempie sempre delle stesse persone (a Scalea le seconde case superano di gran lunga le case realmente abitate dai residenti) e quei pochi nuovi turisti che provano a visitarla fuggono a gambe levate. Il caos e disservizi regnano sovrani.

Basti pensare che a tutt'oggi l'intrattenimento è basato sull'organizzazione delle sagre, che le amministrazioni finanziano a suon di migliaia di euro, ma che le entrate rimpinguano le sole tasche degli organizzatori, spesso parenti degli amministratori, e non portano a nulla. Basti pensare che lungo tutto il Tirreno cosentino i punti bancomat e postamat sono centellinati e che, peggio ancora, ancora non si può pagare dappertutto con le carte di credito. Cosa, tra l'altro, che la legge vieterebbe. Basti pensare che le acque delle spiagge tra le più belle d'Italia sono inquinate dagli scarichi abusivi che nessuno riesce a fermare. Basti pensare che non si trova un parcheggio, nessuno ha mai pensato di costruirne altri, è difficile recarsi nei supermercati, nelle farmacie e persino dal medico. Basti pensare che in un viale come quello di Praia a Mare, che ad agosto ospita anche duecentomila turisti, nessuno ha mai pensato di aggiungere qualche cestino dell'immondizia per evitare scene raccapriccianti come quelle dei cumuli di rifiuti. Basti pensare che nessuno sa come fronteggiare l'emergenza rifiuti con l'aumento delle presenze, tanto che il Tirreno cosentino, puntualmente, già dal mese di luglio diventa una discarica a cielo aperto. Che dire poi della strada statale 18, unica arteria che collega la Calabria tirrenica con il resto del mondo, in cui si rimane spesso e volentieri intrappolati per ore sotto il sole cocente e senza via di fuga. 

Risse all'ordine del giorno

Tutto ciò premesso, nessuno si meravigli se le risse sono all'ordine del giorno. Dopo quelle di dieci giorni fa a Diamante tra due ragazzi che si contendevano una giovane e quella tra campani e pakistani, è delle ultime ore la notizia secondo cui a Scalea quattro campani e un milanese se le sarebbero date di santa ragione due notti fa, non senza tirare fuori l'immancabile coltello. E' così che è morto a Diamante il 22 agosto di un anno fa il cosentino Francesco Augieri, accoltellato da un ragazzo di Secondigliano, suggeriscono le indagini dei carabinieri, per una battuta che un suo amico avrebbe fatto a un componente del branco. Stavolta è andata meglio e per il 37enne lombardo si è trattato solo di una ferita, che ha comunque richiesto le cure mediche. A dire il vero, anche i calabresi, da soli, si danno un gran da fare per rovinare l'immagine della terra in cui vivono e così accade che in un locale di Amantea, diversi esponenti della malavita locale due notti fa abbiano percosso a calci, pugni e cinghiate un gruppo di cosentini, di cui facevano parte anche un farmacista e un avvocato. Scene da far west, raccontano i testimoni, soprattutto quando i giovani del posto hanno riversato rabbia e frustrazione anche sulle donne dell'altro gruppo.

Furti e roghi

A San Nicola Arcella, una decina di giorni fa, una donna al rientro dal lavoro è stata aggredita da alcuni turisti vistosamente ubriachi hanno tentato di scipparle la borsa. A Paola, dove ultimamente dare fuoco alle auto, anche quelle dei giornalisti, è diventata una moda, due notti fa è stata teatro dell'ennesimo atto vile, quando l'auto di un architetto è stata divorata dalle fiamme. La vettura era parcheggiata sotto casa. Altro luogo, stessa storia a Scalea. Una decina di giorni l'insegna di una lavanderia del posto va a fuoco, sempre nel cuore della notte, sempre per causa di una mano ignota. E' solo l'ultima di una lunga lista di locali tirrenici lambiti dalle fiamme. Per fortuna i proprietari, stavolta, si sono subito accorti del rogo. Sarebbero bastati ancora pochi minuti e il locale sarebbe andato distrutto.

Rifiuti incontrollati e mare sporco

Non c'è una sola piazzola di sosta, un solo angolo del paese, una sola strada che non ospiti rifiuti di ogni genere. Sempre. Ovunque. L'olezzo è rivoltante. Asfalti e terreni assorbono tutto lo schifo, anche le spiagge, soprattutto le spiagge, che in particolar modo il giorno dopo Ferragosto a ridosso di fiumi e mari presentavano cumuli inquantificabili di spazzatura, gran parte ovviamente finita nelle acque antistanti. Il mare, appunto, che dovremmo difendere e che invece trasformiamo un cassonetto all'aria aperta. A pelo d'acqua galleggiano pannolini, assorbenti, stoviglie di plastica. E stando alle lamentele e alle foto che circolano in rete, anche gli escrementi, altro che liquami, frutto di scarichi abusivi da parte di chicchessia. A giudicare dalle segnalazioni che arrivano quotidianamente anche alla Guardia Costiera, sembra essere di fronte a un vero e proprio disastro ambientale.