Il rampollo del casato mafioso di Limbadi e Nicotera trafficava in esplosivi. Ecco una ricostruzione delle sue conversazioni con il boss di Filandari Leone Soriano - VIDEO
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«Senti qua, tu lo sai dove ha messo la bomba che gli ho regalato a Peppe?». Emanuele Mancuso, il figlio di Luni l’Ingegnere, il nipote di Rosaria Mancuso (presunta mandante della strage che il 9 aprile costò la vita a Matteo Vinci) trafficava esplosivi. Sarebbe finito dentro esattamente un mese prima l’esplosione dell’autobomba di Limbadi. Quest’intercettazione è del 13 febbraio: dialogava con il boss di Filandari, Leone Soriano, e con un altro picciotto. Pianificava l’attentato da compiere, a mezzo polvere nera - un ordigno «da guerra», scrivono i pm di Catanzaro - contro uno degli acerrimi nemici dei Soriano, l’imprenditore Antonino Castagna. Attentato, solo intimidatorio in questo caso, poi consumato.
La conversazione è acquisita nel contesto dell’indagine “Nemea”, fondamentale ad arginare l’arrogante strapotere dei Soriano in una porzione del Vibonese e che ha messo a nudo il profilo di Emanuele Mancuso, anch’egli arrestato, che mostrava tutto il suo astio nei confronti della sua stessa famiglia. Anzi, diceva.
«Nemmeno la qualifico come famiglia mia, che devo dirti… Resti scioccato». Emanuele Mancuso aveva un rapporto diretto, personale, con il nipote di Leone Soriano, Giuseppe. Giuseppe, figlio di Roberto Soriano, vittima di un caso irrisolto di lupara bianca rimasto irrisolto. A Giuseppe avrebbe appunto «regalato» la bomba da usare all’occorrenza. Per Giuseppe aveva messo a disposizione un po’ di soldi per l’assistenza legale dopo un arresto. Un gesto che agli occhi di Leone distinse Emanuele Mancuso: l’unico che avrebbe mostrato il buonsenso di portare soldi, a seguito della situazione di Giuseppe, mettono nero su bianco gli inquirenti.
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