Diversi rappresentanti delle istituzioni regionali si sono dati alla macchia nel bel mezzo della crisi. Dai consiglieri di Palazzo Campanella ai furbetti dell'Asp di Crotone. E intanto partono le prime indagini e le interrogazioni parlamentari
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La Calabria avrebbe bisogno anche di loro, ma loro non si fanno vedere, sono come scomparsi. I desaparecidos del Coronavirus hanno fatto perdere le loro tracce e chissà se e quando torneranno a farsi sentire o a mettere in atto qualcosa di concreto per una regione in piena emergenza.
Così, se su un crinale sta, agguerrita, la Calabria operosa dei medici e degli infermieri, delle forze dell'ordine e della Protezione civile, dei tecnici della task force regionale e dei lavoratori che continuano a mandare avanti le filiere produttive e i servizi essenziali, l'altro fronte è blandamente presidiato da quei rappresentanti istituzionali a cui, ognuno per la propria parte, toccherebbe il compito di occuparsi dei calabresi e di affrontare la crisi in prima linea, ma che hanno invece preferito il basso profilo, se non la latitanza vera e propria.
I consiglieri regionali che non donano
Difficile non annoverare i consiglieri regionali. La massima assemblea calabrese, dopo due rinvii e a due mesi dalle elezioni, non si è ancora insediata (forse succederà il 26 e il 27 marzo), ma gli eletti sono comunque nel pieno delle loro funzioni.
Infatti verranno pagati regolarmente e profumatamente, sebbene non abbiano ancora fatto nulla di tangibile per la comunità che li ha eletti.
Il leader di “Io resto in Calabria”, Pippo Callipo, ha messo giù i conti della serva proprio ieri: tra qualche giorno i consiglieri percepiranno 18mila euro a testa, compensi relativi a metà del mese di febbraio (da quando, cioè, sono stati proclamati) e all’intero mese di marzo. Una cifra che, moltiplicata per 31 – il numero degli eletti –, fa 558mila euro.
Denari dei contribuenti che i consiglieri incasseranno a fronte di un impegno legislativo praticamente nullo.
Certo, ci sono le decine di comunicati stampa, le dichiarazioni un tanto al chilo, ma quasi tutti, alla prova del nove, hanno dimostrato la propria inconsistenza politica.
Gli ospedali boccheggiano, i sanitari non hanno sufficienti dispositivi di sicurezza, si lotta per creare qualche posto di terapia intensiva in più e nei reparti c'è gran bisogno di ventilatori polmonari e altri presidi medici. Per far tutto questo servono soldi.
Sempre Callipo aveva lanciato una proposta-provocazione ai suoi colleghi: doniamo 6mila euro, la quota mensile relativa alle spese di esercizio del mandato, alle strutture sanitarie. Era il 14 marzo.
Da allora, oltre all'imprenditore vibonese, hanno aderito solo altri 4 consiglieri: i tre di “Iric” – Di Natale, Anastasi e Pitaro – e il leghista Molinaro. All'appello di Callipo, pur non chiamati in causa direttamente, si sono poi aggiunti il senatore Mangialavori e il consigliere provinciale cosentino Cuzzocrea.
Altre iniziative autonome portano la firma dei parlamentari Siclari e Cannizzaro (indennità devolute agli ospedali reggini) e del consigliere regionale Tassone, che ha donato 2.500 euro al presidio di Serra San Bruno. Anche il titolare dell'Agricoltura regionale, Gallo, ha annunciato l'intenzione di destinare «il primo stipendio da assessore all'acquisto di materiale di protezione individuale da mettere a disposizione di medici e infermieri».
Stop, tutti gli altri eletti di Palazzo Campanella e dei due rami del Parlamento avrebbero invece preferito darsi alla macchia.
I due assessori dispersi
Non si hanno notizie neppure dei primi assessori della nuova giunta regionale. Con due colpi a effetto e in rapida sequenza, lo scorso febbraio la governatrice Santelli aveva stupito l'Italia con le nomine del capitano Ultimo e dell'astrofisica Sandra Savaglio.
Peccato che, da allora, i responsabili dei settori Ambiente e Università/Scuola non si siano mai fatti vedere. Il colonnello De Caprio, da ufficiale dell'Arma specializzato nella cattura di latitanti (acciuffò Totò Riina), non ha finora dato prova della sua esistenza politica, eccezion fatta per la designazione di due collaboratori nel suo staff e per una nota stampa in cui ha celebrato l'ultima ordinanza anti-Coronavirus di Santelli come «un gesto d'amore verso i calabresi».
Ancora più fitto il mistero che avvolge la scienziata cosentina. Finora – ed è passato un mese – mai un intervento (a parte i ringraziamenti post-nomina), mai una presa di posizione o un provvedimento che abbia avuto una qualche eco.
Di lei non sono circolate nemmeno foto di rito con Santelli o, al limite, con il logo della Regione alle spalle. Si dice che, attualmente, si trovi lontano dalla Calabria, ma è complicato anche trovare conferme.
Certo è che di lei, dopo l'affidamento dell'incarico, nessuno ha più sentito parlare.
Il generale che scompare
È poi storicamente inusuale che tra i desaparecidos figuri pure un generale. Sembra però che il commissario Saverio Cotticelli, massima autorità sanitaria regionale, sia scomparso dai radar da un bel pezzo.
Eppure, al “tecnico” voluto dal precedente governo gialloverde (M5s-Lega), l'allora Consiglio dei ministri aveva assegnato più di due dozzine di deleghe in materia sanitaria, tra cui l'adeguamento dei livelli essenziali di assistenza «agli standard di riferimento» e il completamento e la riorganizzazione delle reti ospedaliere e dell'emergenza-urgenza.
In questa crisi, tuttavia, Cotticelli e la sua vice, la sub commissaria Maria Crocco, si sono fatti vedere e sentire molto poco. Santelli, di fronte alle prime critiche, ha cercato di difendere il generale («sta lavorando al progetto emergenza, senza protagonismi e in un sereno e serissimo lavoro di squadra»), ma le polemiche non si sono arrestate, se è vero come è vero che anche il M5s, per mezzo dei parlamentari Sapia e Granato, hanno accusato Cotticelli e Crocco di aver scaricato l'emergenza «sui vertici dei dipartimenti regionali» e chiesto la sostituzione del generale con l'attuale commissario dell'Asp di Cosenza, Giuseppe Zuccatelli.
Il caso è finito anche in tv. Durante l'ultima puntata di Non è l'Arena, la trasmissione di La7, il segretario della Uil di Reggio Calabria, Nuccio Azzarà, ha incluso Cotticelli tra i «disertori» della sanità calabrese: «Dovrebbe avere in mano le sorti della sanità, ma di lui non si hanno notizie da giorni. È scandaloso».
Il viceministro Pierpaolo Sileri era collegato in diretta e ha promesso verifiche immediate.
Il caso dei commissari di Reggio Calabria
Azzarà ha tirato fuori pure la vicenda relativa ai tre commissari che guidano l'Asp di Reggio, che – a suo dire – avrebbero vergato una delibera con la quale «sono arrivati ad autorizzarsi la non presenza all'interno dell'Azienda».
Il lavoro della triade, secondo Azzarà, lascerebbe insomma molto a desiderare: «Sono uomini dello Stato che abbandonano i posti di comando nel momento in cui i soldati stanno combattendo una battaglia disarmati».
Il deputato Cannizzaro ha anche presentato un'interrogazione parlamentare per fare luce sulla vicenda.
I furbetti di Crotone
Tra coloro che avrebbero scelto di lasciare la trincea calabrese in piena crisi sanitaria ci sono anche i 300 furbetti – o presunti tali – dell'Asp di Crotone. Dipendenti – 151 di loro sono medici e infermieri – che, secondo la stessa azienda, si sarebbero messi in malattia con una tempistica sospetta, dal momento che l'«anomalia del dato» è «stranamente coincidente con l'acuirsi dell'emergenza coronavirus».
L'Asp pitagorica fa propaganda contro se stessa? Un po' inverosimile. Difatti la Procura ha immediatamente aperto un fascicolo e disposto il sequestro delle certificazioni dei dipendenti esonerati dal servizio.
L'elenco dei desaparecidos del Coronavirus finisce qui, per ora.
bellantoni@lactv.it