Cosa sarebbe accaduto se non ci fosse mai stato il 25 aprile 1945? E cosa potrebbe accadere se mai dovesse tornare l’incubo della soppressione delle libertà e della democrazia?
La Città Metropolitana ed il Comune di Reggio Calabria hanno dato vita ad una singolare inziativa con l’intento di ribadire l’importanza della Giornata della Liberazione dal regime nazifascista aggiungendo un elemento di novità alle consuete celebrazioni.


Oggi, infatti, attraverso l’installazione di alcuni manifesti in Piazza Italia, sulle facciate dei due Palazzi istituzionali e nelle bacheche del teatro “Francesco Cilea”, riemergeranno leggi e divieti imposti dal “duce” Benito Mussolini. Ciò per far comprendere, soprattutto ai giovani ma anche a quanti i drammi del regime non li hanno vissuti, l’importanza dei diritti conquistati grazie al sacrificio di quanti, per il bene dell’Italia e del suo popolo, hanno dato la vita.


«Fascismo, infatti, è sinonimo di morte, oppressione, oscurantismo, repressione, costrizione. È l’antitesi del buono e del giusto. È il male assoluto - si legge in una nota - il limite più assurdo, crudele e spietato raggiunto dall’uomo.
La libertà di pensiero, di parola, di opinione, di voto, di riunione sono solo alcuni dei Valori che, ormai, diamo quasi per scontati. Ma la libertà può volare via con un soffio. Ogni giorno, nel nostro piccolo, dobbiamo impegnarci per difenderla ed affermarla.
La libertà che oggi celebriamo contro qualsiasi forma di governo autoritario, oppressivo ed antidemocratico, è un traguardo rispetto al quale non dobbiamo mai abbassare la guardia, nemmeno per un solo istante. Dobbiamo, anzi, opporci con forza a chi, a qualsiasi livello, gridando o in maniera subdola e silente, opera per cancellare noi stessi, le nostre scelte, la forza di non condividere quel che ci viene imposto.
La libertà e la democrazia che ci sono state consegnate dai Partigiani prima e dai Padri costituenti poi, sono state pagate a caro prezzo col coraggio e col sangue. È nostro dovere farne sempre memoria.
È un obbligo lottare - conclude la nota - perché ciò che è stato il Ventennio fascista non possa mai più tornare».