«L’azienda nulla può pretendere dai propri dipendenti». È questa la posizione assunta dall’ex direttore generale dell’Asp di Catanzaro, Mario Catalano, citato in giudizio dalla Procura della Corte dei Conti che ha ipotizzato un danno erariale di oltre 17 milioni e mezzo di euro derivante dalla cessione di crediti avvenuta nel 2014 da parte di Villa Sant’Anna in favore della società di factoring, Opera Spv, che ha poi condotto al pagamento di doppie fatture per somme già pagate o non dovute.

L'intervento dell'Asp

Assieme all’ex direttore generale, la Procura ha citato in giudizio altre sei persone tra cui l’ex commissario dell’Asp, Giuseppe Perri, e funzionari dell’ente sanitario chiamati a risarcire il presunto danno prodotto alle casse pubbliche. L’ex direttore generale, tuttavia, replica pubblicamente alle accuse – attraverso il suo legale difensore, l’avvocato Valerio Zimatore - a seguito della decisione dell’Asp di intervenire nel giudizio di responsabilità promosso dalla Procura della Corte dei Conti chiedendo la condanna del Sant’Anna Hospital ma anche dei suoi stessi dipendenti.

Il risarcimento del danno

L’atto di intervento è stato depositato nei giorni scorsi accompagnato da una richiesta di risarcimento del danno del valore di 17 milioni e mezzo di euro nei confronti dei sette citati a giudizio. «L’azienda nulla può pretendere dai propri dipendenti, in quanto gli importi pagati in eccesso in favore di Villa Sant’Anna negli anni precedenti sono stati già integralmente recuperati» è la posizione assunta dall’ex direttore generale che richiama «un preciso e vincolante accordo intervenuto tra la stessa azienda sanitaria e la casa di cura privata».

L'accordo con il Sant'Anna

Secondo quanto sostenuto da tutti i dipendenti nelle deduzioni prodotte alla Procura della Corte dei Conti, con la sottoscrizione di quell’accordo «l’azienda ha già trattenuto l’importo di 17.648.248 di euro con determina n. 6029 del 3.12.2021 dalle somme dovute a Villa Sant’Anna per tutte le prestazioni di assistenza erogate nell’anno 2020». Il riferimento è un atto dell’Asp di Catanzaro con cui quest’ultima ha trattenuto in via precauzionale le somme scomputandole dal budget del 2020 per le prestazioni erogate in regime di accreditamento con il servizio sanitario regionale.

«Non si comprende quindi a che titolo l’azienda – prosegue la nota vergata dal legale difensore - si sia affidata ad un avvocato esterno ed abbia proposto un intervento in giudizio chiedendo alla Corte dei Conti di pronunciare una nuova condanna per il recupero di somme già definitivamente recuperate». La medesima argomentazione era stata posta a sostegno delle ragioni della difesa nelle deduzioni prodotte dai due dirigenti apicali che hanno retto l’Asp nel periodo divenuto oggetto delle contestazioni della Procura della Corte dei Conti.

Le difese

Sia Mario Catalano che Giuseppe Perri, riferiscono del «recupero delle somme indebitamente pagate»; Perri riporta integralmente uno stralcio dell’accordo sottoscritto tra Villa Sant’Anna e Asp di Catanzaro l’1 settembre del 2021 che prevede all’articolo 4: «I pagamenti saranno effettuati tenuto conto della sentenza 891/2017 della Corte di Appello di Catanzaro e della sentenza 251/2012 del Tribunale di Catanzaro che sulla base delle fatture pagate accertano un credito dell’Asp di euro 17.547.514 nei confronti della casa di cura Villa Sant’Anna». A questo ha poi fatto seguito la determina di scomputo delle somme risalente al dicembre 2021.