VIDEO | Luminare di fama internazionale, snodo nevralgico con le sue scoperte della letteratura scientifica sull’Alzheimer, ma anche direttrice del centro regionale di Neurogenetica, moglie e madre
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Scienziata di fama internazionale, snodo nevralgico con le sue scoperte della letteratura scientifica sull’Alzheimer, ma anche direttrice del centro regionale di Neurogenetica, moglie e madre.
Nella nostra carrellata di ritratti di donne distintesi per il loro coraggio ed intraprendenza, ma anche per avere con il loro operato infranto quello stigma che vorrebbe alcuni ruoli o competenze riservate solo al sesso maschile, non potevamo non coinvolgere Amalia Bruni. E’ stata lei a scoprire con il team di ricercatori internazionali di cui era coordinatrice la nicastrina, la glicoproteina delle membrane intracellulari neuronali implicata nel meccanismo patogenetico della malattia di Alzheimer. Sempre lei a scoprire più di recente che il primo caso di Alzheimer potrebbe essere avvenuto nel 1904 in una paziente ricoverata nell’ex manicomio di Girifalco rovesciando quanto supposto fino ad allora, cioè che la malattia fosse nata in Germania.
Tra le sedici mila cartelle presenti nell’ex manicomio il team del Centro di Neurogenetica ha individuato quella di una donna di Nicastro. Si tratta di una donna di 38 anni, Angela, che mostrava i segni della malattia già tre anni prima che questa venisse scientificamente descritta dal medico tedesco Alzheimer. C’è poi il centro regionale di Neurogenetica, collocato nell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. Un centro nato con lei. Qui si studiano e si curano malattie come l’Alzheimer e altri tipi di demenza, Parkinson e Parkinsonismi, nonché malattie del sistema nervoso.
Si coltiva la speranza. Nel centro di Lamezia vengono pazienti da tutta la Calabria. Una struttura portata avanti dalla Bruni con tenacia, nonostante spesso il supporto da parte della Regione sia mancato. E’ di poco tempo fa il rischio di una paventata chiusura, ora superato.
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