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L’hanno chiamata operazione Tifo Selvaggio, anche se durante la conferenza stampa gli inquirenti non si sono tenuti nel definire l’aggressione avvenuta domenica scorsa davanti alla stazione ferroviaria di Lamezia Terme ai danni di quattro docenti qualcosa di barbaro, di difficilmente prevedibile e che all’inizio li aveva addirittura dirottati verso la pista terroristica.
La ricostruzione di quella folle domenica
Grazie alla sinergia tra i poliziotti del Commissariato di Lamezia Terme, della Digos di Catanzaro, Catania ed Enna, oltre che della Stradale e della Polfer, in venti sono finiti con le manette ai polsi con le accuse a vario titolo di rapina impropria, danneggiamento aggravato, incendio, lesioni aggravate, violenza privata, tentato omicidio, utilizzo di oggetti atti ad offendere in occasione di manifestazioni sportive, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione abusiva di materiale esplodente. Coinvolto anche un minorenne.
Gli ultras attendevano allo svincolo di Vibo Pizzo
Si tratta di un gruppo di ultras del Catania diretti a Materia che allo svincolo di Vibo Pizzo avevano sistemato i loro mezzi in modo tale da creare una sorta di posto di blocco a loro utile per individuare tifosi del Siracusa. Il raid insomma sarebbe stato premeditato. Ed è stata una maglietta bianca e azzurra a far ritenere loro che sulla Multipla su cui viaggiavano quattro docenti reggini ci fosse un loro acerrimo avversario. Da qui l’inseguimento in autostrada, la telefonata degli insegnanti alla Polizia che gli ha consigliato di prendere l’uscita di Lamezia perché li avrebbero trovato la Stradale. Non pratici della zona i docenti sono però usciti a Sant’Eufemia decidendo poi di dirottare sulla Stazione Centrale dove sapevano esserci un presidio di polizia.
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Ed è stato lì davanti che si è scatenato l’inferno: catene, bastoni, calci e pugni, fino al lancio di un fumogeno che ha dato fuoco alla tappezzeria dell’auto proprio mentre all’interno era rimasto intrappolato un docente che a causa di una disabilità non riusciva ad abbandonare l’abitacolo. Per fermare la follia un assistente capo della Polizia ha sparato alcuni colpi pistola in aria e sarebbe stato allora che Antonio Razza, classe 1983, avrebbe cercato di investirlo con l’auto. Gli ultras sono stati poi fermati a gruppi a Lamezia, Vibo Valentia e Matera grazie alla stradale. Grave, ha denunciato il Procuratore Salvatore Curcio che non funzionasse l’impianto di videosorveglianza comunale costringendo gli investigatori ad un farraginoso tour di telecamere private da allineare prima di arrivare all’esatta determinazione dei fatti.
Agli ultras sono stati notificati i provvedimenti Daspo con obbligo di firma emessi dal Questore di Catanzaro per un periodo che va dai sei agli otto anni.
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