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La Cassazione continua a dare ragione ai fratelli Bruno e Vincenzo Polifroni, che, pur essendo “famigliari di vittima innocente di mafia”, loro malgrado oggi si trovano indagati nell’inchiesta “Cumbertazione”. A rendere noti gli sviluppi di un altro pronunciamento della Suprema corte, che ora ha dissequestrato lo studio professionale e l’impresa edile dei due, è un comunicato stampa diramato dallo studio legale Veneto che cura la difesa dell’ingegnere di Varapodio e del fratello imprenditore.
“Nel corso delle ultime due udienze di Piazza Cavour – si legge nella nota - era stata addirittura la Procura Generale a chiedere l’annullamento con rinvio delle ordinanze di sequestro preventivo che avevano colpito le aziende dei Polifroni, ma dopo gli ulteriori chiarimenti forniti dai legali Armando Veneto, Clara Veneto e Salvatore Pignataro, i quali avevano offerto numerose prove a sostegno della loro tesi, gli Ermellini hanno annullato senza rinvio i provvedimenti di sequestro e disposto l’immediata restituzione agli aventi diritto delle società Pro-gineer Srl e Poliedil Srl,che risultavano ormai sotto sequestro da dieci mesi”.
L’inchiesta Cumbertazione aveva disvelato diverse combine nel settore degli appalti pubblici che, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, avrebbero favorito il clan Piromalli di Gioia Tauro.
Nello specifico delle contestazioni mosse ai Polifroni, “il collegio difensivo – prosegue la nota - ha documentalmente dimostrato che la contestazione relativa al subappalto era fondata su un mero equivoco dovuto all’erronea interpretazione del contenuto di una email intercettata. Con riferimento, invece, alla presunta frode in pubbliche forniture – conclude il comunicato - è stato dimostrato come l’ipotesi accusatoria era sprovvista di elementi probatori, a differenza della versione dei fatti fornita dalla difesa dalla quale, attraverso numerose prove documentali, era emerso che l’opera pubblica era stata realizzata nel rispetto assoluto delle legge”.
Le restrizioni che dieci mesi fa furono inflitte ai due varapodiesi all’epoca suscitarono scalpore perché colpirono i figli di Nino Polifroni, imprenditore ucciso dalla mafia e nel cui nome – nel giugno dello scorso anno – diverse autorità, testimoni di giustizia e i vertici regionali di Libera parteciparono ad una due giorni commemorativa, con la cerimonia di scopertura di un monumento e un dibattito con le scolaresche.
Ecco il servizio sulla solidarietà all’epoca tributata dai due odierni indagati, trasmesso il 10 giugno 2016 nella puntata della trasmissione di LaC Tv, i Fatti in diretta, dedicata alle “vittime dimenticate”.