Il prof indagato non si trova, né a casa e né nella scuola dove insegna, eppure l’hanno visto nella sede dell’università privata on line dove ha una cattedra. Giovanni Carbone, il docente coinvolto nell’inchiesta “Diacono” – l’uomo che secondo la procura di Vibo Valentia avrebbe stretto un patto corruttivo con la direttrice dell’ufficio scolastico regionale, Maria Rita Calvosa, e l’ispettore Maurizio Piscitelli – nella sua Palmi è desaparecido ma non per tutti. «No qui a scuola non sappiamo dove sia» risponde un docente del Pizzi, il liceo dove insegna Lettere posto che – secondo quanto scrive il Gip – avrebbe lasciato per lavorare, con la forma del distacco, nell’Usr.

«No, da ottobre ha finito con il lavoro a Catanzaro», riferisce sua moglie rispondendo al citofono senza dire dove si trovi il marito. Insomma, un mistero che si infittisce intorno al docente che, partecipando ad un concorso per ispettore del ministero, avrebbe promesso alla direttrice Calvosa – oggi sospesa e indagata a piede libero – di attivare le proprie amicizie per aiutarla ad essere trasferita a Roma, in cambio di un suo “aiutino” per arrivare in una posizione utile nella graduatoria finale. Infatti, quando si chiede di lui nella sede di E-Campus – l’università a distanza dove ha un’altra cattedra – con cordialità rispondono: «Si, stamattina è stato qui nel suo ufficio ma ora è andato via». Enigma logistico almeno chiarito, l’indagato a scuola non si fa vedere, nell’università privata sì, ma quel che viene dopo l’incontro nella sede di via XX settembre addensa qualche altro dubbio.

Nel palazzo, infatti, si trovano gli uffici di 3 aziende formative diverse. A parte l’ateneo on line, c'è una scuola privata parificata – l’istituto Pascoli – e un centro di formazione per insegnanti delle scuole, il “Dante Alighieri”. Per legge Carbone può figurare tra gli insegnanti universitari, dovrebbe avere avuto un permesso, ma non può avere rapporti con le altre due “scuole”. «Qui ha solo un ufficio suo personale», chiarisce con evidente agitazione il preside del “Pascoli”, facendo eco ad un altro amministratore che aggiunge «qui da noi non insegna, sono cose distinte e separate».

Tutto normale, spiegazione impeccabile se non fosse che, ad un certo punto, il cronista viene invitato ad andarsene – con voce che definire alterata è dire poco – perché, seppure sia vero che le società sono diverse, sia al telefono che al citofono chiariscono che c’è una stretta collaborazione tra i soggetti coinquilini di un palazzo ora inghiottito dalle nebbie, e centro propulsore di attività formative che a Palmi tutti riconducono a Carbone, il cui fratello gestisce un’altra università privata.
Un vero e proprio “signore delle cattedre”, che al telefono non risponde – neanche ai messaggi scritti con l’invito per un’intervista – dimostrando che da aspirante ispettore non si vorrebbe far “ispezionare”, anche ora che il suo ruolo misterioso è doppio.