I primi ad arrivare mercoledì 20 marzo saranno i familiari siciliani provenienti da Palermo e Catania all'aeroporto di Fiumicino, poi dalla Campania in autobus e dalla Calabria, dal Nord Italia e dalla Puglia con il treno alla Stazione Centrale di Roma Termini. La città di Roma è pronta ad accogliere in un grande abbraccio oltre 700 familiari di vittime innocenti provenienti da tutta Italia in occasione della XXIX Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie promossa da Libera e Avviso Pubblico, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica con il Patrocinio della Rai e il sostegno del Comune di Roma, che si svolgerà nella capitale giovedì 21 marzo con un corteo che partirà alle ore 9.00 Piazzale Esquilino per arrivare al Circo Massino dove verranno letti i nomi delle 1081 vittime innocenti delle mafie.

Mercoledì 20 marzo i familiari provenienti dalla Calabria, Sicilia, Puglia, Campania e dal Nord Italia si ritroveranno alle ore 15.00 presso la Basilica Santa Maria in Trastevere per l'assemblea nazionale alla presenza di don Luigi Ciotti e del cardinale Matteo Zuppi presidente della Conferenza Episcopale Italiana; a seguire alle 18.00 veglia ecumenica nella Basilica durante la quale saranno letti i nomi delle vittime delle mafie.

Un appuntamento importante, un'occasione di partecipazione per tanti familiari di vittime innocenti che hanno effettuato una scelta significativa: trasformare il proprio dolore in impegno, attraverso l'elaborazione del lutto e la condivisione dei propri ricordi, testimoniando in numerosi incontri la storia del proprio caro ucciso dalla violenza mafiosa e la loro stessa storia. Oggi più dell'80 per cento dei familiari delle vittime innocenti di mafia non conosce la verità e non può avere giustizia.

Dal 1861 a oggi sono 1081 i nomi dell'elenco delle vittime innocenti delle mafie. 1081 storie che ripercorrono tutta la storia d'Italia, dall'Unità fino all'anno scorso. In totale, le donne vittime della violenza mafiosa sono 134. Alcune sono donne colpite da proiettili vaganti, altre sono vittime di vendette trasversali, uccise per legami parentali con uomini di mafia, ma del tutto estranee agli affari del clan. Altre, ancora, sono donne uccise per essersi opposte al potere economico, politico, sociale e "culturale" delle mafie. Amministratrici pubbliche, magistrate, poliziotte, ma anche donne provenienti da contesti mafiosi che si sono ribellate alla "cultura mafiosa", finalizzata a costruire dei legami basati esclusivamente su rapporti di forza, violenza e sopraffazione. Sono, invece, 115 i nomi di bambini uccisi dalle mafie. La più piccola è Caterina Nencioni, 50 giorni, uccisa dalle bombe di via dei Georgofili, insieme a tutta la sua famiglia e al giovane Dario Capolicchio.