Il magistrato originario di Soverato torna negli uffici giudiziari nei quali ha condotto le prime inchieste negli anni 90. I punti di contatto con il suo predecessore e quel legame speciale con l’agente della Dea americana che ha dato il nome all’operazione Rinascita Scott
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In un angolo della sua scrivania a Lamezia Terme, non visibile agli occhi degli altri ma raggiungibile dal suo sguardo, il procuratore Salvatore Curcio ha sempre custodito una foto preziosa. L’immagine ritrae il magistrato originario di Soverato – che oggi si insedia come capo della Procura distrettuale di Catanzaro – insieme a Sieben William Scott, marine poi divenuto agente speciale della Dea (Drug enforcement administration). L’agente, scomparso prematuramente, ha per lungo tempo lavorato nelle sede distaccata della Dea all’ambasciata americana di Roma e col suo lavoro ha aiutato a comprendere i legami tra i cartelli sudamericani e la ‘ndrangheta.
La foto che il procuratore Curcio custodisce gelosamente li ritrae ai tempi dell’inchiesta Decollo che toccò tre continenti e portò all’arresto di 119 persone e al sequestro di 5.600 chili di cocaina.
L’indagine risale agli anni in cui Salvatore Curcio, in magistratura dal 1989, era sostituto procuratore alla Dda di Catanzaro, un ruolo che ha ricoperto dal 1993 al 2012.
Tra le sue inchieste più importanti c’è anche Galassia, contro la ‘ndrangheta del Cirotano e del Cosentino, che portò a giudizio 187 persone.
Il magistrato è stato sostituto procuratore generale della Repubblica nella Corte d’appello di Catanzaro dal 2012 al 2016 anno in cui ha ricoperto il ruolo di procuratore della Repubblica facente funzioni di Lamezia Terme. Ruolo ratificato dal Csm il 19 aprile 2017.
Il passaggio di testimone
Tornando a Sieben William Scott, l’agente ha avuto anche modo di lavorare con il procuratore Nicola Gratteri che ha guidato la Dda di Catanzaro fino al 2023 prima di divenire guida della Procura di Napoli. Non è un caso che la maxi inchiesta Rinascita-Scott, istruita contro la ‘ndrangheta vibonese, sia in parte un omaggio all’investigatore americano che ha fornito un grande contributo al lavoro della Dda.
Gratteri e Curcio, due personalità differenti – più esuberante e irruente il primo rispetto alla riservatezza e diplomazia del secondo – hanno in comune una certa caparbia tenacia nel portare avanti le indagini, nel non piegarsi alle lusinghe, nel non avere timore reverenziale del potere e nell’essere generosi.
Il testimone di Nicola Gratteri passa ora a un magistrato che col procuratore di Napoli ha collaborato per anni, soprattutto quando Gratteri era a Catanzaro e Curcio alla guida della Procura di Lamezia Terme. Insieme hanno coltivato un solido rapporto di stima reciproca.
L’impegno nel sociale
Entrambi hanno sempre profuso un grande impegno nel sociale e nel comunicare con i giovani. Numerosi, nelle varie occasioni, gli inviti alla società civile ad essere parte attiva nella comunità. Gratteri ha più volte sollecitato i cittadini onesti ad «occupare gli spazi lasciati liberi dal lavoro delle procure», di impegnarsi anche solo «prendendosi cura di un piccolo spazio verde», Curcio in un’intervista a LaC News24 ha invitato ciascun cittadino responsabile ad essere «testimone del proprio impegno, nel lavoro, nello studio, nelle ordinarie occupazioni nella vita relazionale, nella coerenza dei comportamenti». Decisamente, in questa staffetta alla Procura di Catanzaro, il procuratore Curcio era già in scia col procuratore Gratteri.