Continuano ad arrivare a Crotone i parenti delle vittime del naufragio di domenica 26 febbraio sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Il Palamilone, dove è stata allestita la camera ardente, resta aperto solo per loro per l'espletamento delle procedure di riconoscimento delle salme ancora senza nome ma anche per dare loro la possibilità di stare ancora accanto ai corpi senza vita dei loro figli, nipoti, zii e cugini.

Sarà così anche per i prossimi giorni finché non verranno avviate le procedure per il trasferimento delle salme nei paesi di origine o nelle città europee dove vivono ora i loro familiari.  La necessità al momento è quella di sbrigare pratiche burocratiche complesse per le quali le associazioni del terzo settore di Crotone stanno dando un aiuto diretto ai parenti delle vittime giunti soprattutto dal nord Europa.

Sono ancora tanti anche i crotonesi che sotto la pioggia si stanno recando davanti all'impianto sportivo per lasciare un fiore o dei messaggi mentre all'interno del palazzetto dello sport la polizia scientifica prosegue nel suo triste lavoro per il riconoscimento delle salme. Finora è stato dato un nome a 59 deceduti. Ne sono rimasti ancora 10 da riconoscere compresa la 69 vittima ritrovata stamattina: un bambino di tre anni.

Soprattutto per gli ultimi cadaveri l'operazione è resa più difficile dalle condizioni dei corpi in acqua ormai da alcuni giorni. Gli agenti della scientifica di Crotone eseguono i riconoscimenti sia con i parenti sul posto (mostrando le foto dei corpi o di particolari identificativi su un display), ma molto spesso confrontando direttamente le foto che arrivano via mail dalle famiglie che si trovano nei Paesi di provenienza, soprattutto dall'Afghanistan. In alcuni casi l'identificazione avviene anche attraverso videochiamate.

Sulla spiaggia di Steccato intanto le ricerche dei dispersi vanno avanti senza sosta impegnando sommozzatori di Guardia costiera e Vigili del fuoco e decine di volontari della Protezione civile che stanno battendo chilometri di costa.