«Uno dei presidi ritenuti fondamentali durante l’emergenza coronavirus è quello delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale. Si tratta di team di medici che si occupano di seguire i pazienti Covid nelle loro abitazioni, attraverso visite e consulti a distanza. A fronte di 120 casi positivi, nell'Usca di Cassano, opera un solo medico e un solo infermiere». Lo sostiene, Francesco Garofalo, portavoce del comitato spontaneo di cittadini per la difesa al diritto alla salute, di Cassano allo Ionio.

«Dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 – si legge nella nota - il concetto è stato ripetuto migliaia di volte: l’assistenza territoriale è fondamentale per combattere il coronavirus. E per assistere i pazienti anche all’interno delle loro abitazioni, evitando così un sovraffollamento nei reparti ospedalieri. Proprio per questo motivo sono nate le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale. Introdotte dal decreto 14/20 del 9 marzo, dovevano essere attivate in dieci giorni, entro il 20 marzo, da tutte le Regioni e province autonome».

«Il nostro assunto - conclude Garofalo -, è rafforzato dai medici di famiglia e dai pediatri, che chiedono di potenziare la rete territoriale proprio assumendo più personale nelle Usca. Difatti queste unità son nate anche con lo scopo di aiutare i medici di famiglia, quelli della guarda medica e i pediatri. In generale ci sono due motivazioni per cui il personale sanitario chiede di rafforzare le Usca: da una parte per alleggerire il lavoro dei medici di famiglia, che possono così delegare una parte del loro lavoro e continuare ad assistere al meglio anche i pazienti non Covid; dall’altra per avere meno pressione sugli ospedali e nei reparti dedicati, garantendo le cure necessarie anche a chi non è ricoverato».