VIDEO | Per il presidente dell'Ordine degli infermieri sul bando ci sarebbero anche anomalie. Ma Sposato punta il dito anche sulla Regione per gli infermieri di comunità previsti dal Decreto rilancio e mai avviati
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Che fine hanno fatto gli infermieri scolastici? Alla riapertura delle scuole, non ci si è fatto trovare pronti. A Cosenza l’Asp era stata la prima, lo scorso 5 ottobre, a cercare 135 infermieri da assegnare negli istituti scolastici della provincia. Ma a oggi degli infermieri scolastici non c’è neppure l’ombra. La procedura, a quanto pare, si è fermata.
C’è da dire che i contratti di collaborazione – da bando – erano fino al 31 dicembre e che molti infermieri non sono interessati a collaborazioni a termine di pochi mesi, seppure rinnovabili. Insomma, un bel pasticcio considerato che molti istituti sono riaperti, ed altre scuole riapriranno dal 9 dicembre.
Infermieri scolastici, chi li ha visti?
«Su quei bandi ci sono anche delle anomalie. È impensabile poter fare un bando per infermieri scolastici e non inserire gli infermieri pediatrici che hanno competenze specifiche» - spiega Fausto Sposato, presidente dell'Ordine degli Infermieri di Cosenza. «Gli infermieri scolastici potrebbero essere proprio gli infermieri di famiglia e di comunità. Senza voler fare polemiche, mentre gli infermieri di famiglia e di comunità sono inquadrati in una legge già pubblica, sono previsti nel decreto rilancio per cui ci sono già fondi disponibili, gli infermieri scolastici non rientrano in normative dello Stato».
Regione inadempiente su quelli di continuità
Già gli infermieri di comunità e di famiglia, figure previste dal decreto rilancio, per cui ci sono già i fondi, ma in Calabria ancora non avviate. «Sono professionisti per la continuità delle cure, figure previste già nel decreto rilancio e ci sono già i soldi per poterli assumere. In Calabria ne serviremo quasi 850 - sono i dati che snocciola Fausto Sposato - ma al momento se ne potrebbero assumere almeno la metà. La norma prevede 8 infermieri di comunità ogni 50mila abitanti. In provincia di Cosenza ce ne vorrebbero almeno 120. E sarebbero ulteriori risorse aggiuntive sul territorio per seguire i pazienti a domicilio, accertarsi delle terapie, e così non gravare ulteriormente sugli ospedali».
Nessuna indennità Covid
C’è poi un’altra questione che solleva Sposato. E riguarda le indennità Covid destinate agli operatori sanitari. Anche qui, la Regione, latita ed è fortemente in ritardo. Nonostante l’accordo tra Regione e sindacati sia stato sottoscritto il 6 luglio, nulla è stato fatto. «Pur avendo disponibilità dei fondi ancora oggi la Regione non ha provveduto a far arrivare queste risorse a coloro i quali sono impegnati in prima linea. È intollerabile – incalza Fausto Sposato - visto che stanno profondendo uno sforzo enorme, dimostrando senso di appartenenza, competenza e professionalità e non si capisce perché non vengono almeno gratificati economicamente».