Il trolley pieno di banconote – ben 389mila euro - rinvenuto lo scorso 22 dicembre a Cosenza  non sarebbe del boss Roberto Porcaro, ma della sua ex moglie Silvia Guido. Un sospetto che la Dda di Catanzaro ha messo nero su bianco, formalizzando l’imputazione di favoreggiamento aggravato da finalità mafiose a carico del fratello della donna, l’incensurato Salvatore Guido. 

 È nella sua abitazione, infatti, che all’epoca i carabinieri hanno trovato quel carico di banconote suddivise in mazzette da diecimila euro e occultate all’interno di una valigia. A caldo l’uomo non aveva saputo giustificare la presenza di quel capitale e anche per questo oggi gli investigatori ritengono che il suo compito fosse quello di custodirlo per conto del vero proprietario. Poco più d’un mese dopo, si ipotizza che l’identità di quest’ultimo corrisponda alla Guido, anche lei detenuta dal primo settembre del 2022 nell’ambito dell’inchiesta “Reset” con l’accusa di associazione mafiosa.

Al sequestro probatorio del denaro, eseguito nell’immediatezza, si è associato nelle scorse ore quello preventivo ottenuto dalla Procura antimafia catanzarese, misura che segna ufficialmente il suo ingresso in scena e che ha fatto saltare l’appuntamento in programma oggi nel Tribunale di Cosenza. In agenda, infatti, c’era l’udienza del Riesame reale durante cui gli avvocati Giorgia Greco e Tanja Argirò, difensori di Salvatore Guido, avrebbero dovuto perorare la causa del dissequestro di quella somma di denaro. Il cambio di competenza maturato proprio nelle ultime ore ha comportato invece un «non luogo a provvedere» dichiarato dai giudici. Se ne riparlerà davanti a un altro Tribunale del riesame, stavolta in quel di Catanzaro.