L'operazione Faenerator rivela un giro di usura radicato nel capoluogo bruzio, con il coinvolgimento di soggetti privi di legami con la criminalità
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L’incubo per i due titolari di una nota gioielleria del centro di Cosenza è iniziato nel luglio del 2015 quando si sono rivolti ad un loro cliente per chiedere un prestito di trentamila euro, necessario a fronteggiare parzialmente la mole debitoria accumulata durante il periodo della crisi economica. Per quella somma, era stato richiesto un interesse trimestrale di cinquemila euro. Soltanto due anni dopo gli imprenditori hanno onorato il debito, rivolgendosi alla magistratura per denunciare la condotta usuraria subita. Le indagini successive a quel racconto hanno poi disvelato agli inquirenti un drammatico quadro costituito da cravattari più o meno insospettabili e da persone da tempo sotto strozzo, costrette a contrarre debiti anche per fare la spesa.
La reticenza delle vittime
Le intercettazioni telefoniche acquisite per avere conferma dei fatti esposti nella denuncia dei due gioiellieri, hanno consentito di accertare che la persona indagata prestava abitualmente denaro, anche somme di modesta entità, chiedendo un tasso mensile minimo del 10%, pari al 120% annuo. Ascoltando quelle conversazioni, i carabinieri hanno così acquisito i dati di altre vittime, ma anche di altri usurai. Perché le vittime contraevano debiti con più persone, le quali, a loro volta, avevano poi diversi altri clienti a cui prestavano i soldi a strozzo. Gli inquirenti sono rimasti colpiti dalla reticenza delle vittime: soltanto davanti alla evidenza delle intercettazioni hanno ammesso di essere nelle mani degli usurai. Come in una catena di Sant’Antonio dunque, partendo dal primo usuraio si è arrivati ad una seconda vittima che aveva debiti con altri usurai i quali vessavano altre vittime, in una spirale non ancora del tutto conclusa. Il procuratore Mario Spagnuolo infatti ha parlato di elementi di sicuro interesse acquisiti durante le perquisizioni operate in casa degli arrestati, come scadenzari ed assegni postdatati.
La consistenza delle somme prestate
In diversi casi acclarati dai magistrati, le elargizioni erano modeste, al di sotto dei mille euro. Gli interessi però facevano la differenza. Emblematica la vicenda di una vittima che, a fronte di un prestito di 300 euro, con tasso di interesse del 23% mensile, riferisce di avere accumulato in breve tempo un debito per soli interessi pari a 1.200 euro. In un altro caso, a fronte di un prestito di 500 euro, la vittima ha dovuto restituirne il mese successivo 700, con un interesse mensile del 40%. Storie di quotidiana sofferenza e di difficoltà economiche determinate anche dall’aumento del costo della vita. Spesso le vittime sono impiegati con stipendi di poco superiori ai mille euro che, non riuscendo a far fronte al pagamento dei canoni di affitto dell’abitazione e delle utenze domestiche, davanti ad un imprevisto sono costretti a chiedere aiuto agli strozzini. Uno dei perseguitati, ad esempio, si è indebitato di 500 euro, con interessi mensili del 15%, per poter ospitare dignitosamente la famiglia di un congiunto durante le festività pasquali, trovandosi poi nella impossibilità di fare fronte agli impegni assunti.
Il profilo degli arrestati
In una intercettazione captata nel corso di una conversazione intercorsa tra due vittime del giro di usura, gli inquirenti hanno raccolto queste parole: «Cosenza è una città che ci sono strozzini assai e gente sotto strozzo… non è solo la malavita che lo fa». In altre parole, l’usura è praticata con disinvoltura anche da insospettabili, privi di precedenti specifici, pronti ad approfittare, in virtù della loro disponibilità economica, dello stato di bisogno in cui versano molte famiglie. Il gip ha disposto il carcere per i tre soggetti, Giuseppe De Rose, Leonardo Lucia e Salvatore Pati, in ragione dei loro molteplici precedenti, ma anche del numero di condotte usurarie messe in atto ai danni di soggetti diversi e delle intimidazioni esercitate nei confronti delle vittime per ottenere la restituzione delle somme prestate e degli interessi.