Si fa presto a dire Cup. Dietro il Centro unico di prenotazione che consente ai cittadini di prenotare visite mediche e prestazioni sanitarie, c’è una complessa infrastruttura informatica che garantisce il funzionamento del sistema, l’accessibilità degli utenti e l’archiviazione dei dati. In Calabria dovrebbe essere cosa fatta per ogni Asp, grazie al Sistema Informativo Sanitario Regionale (Sec-Sisr), avviato nel 2013 (duemilatredici!) e già costato quasi 40 milioni di euro. Invece, a 8 anni di distanza, siamo ancora in alto mare e spesso le Aziende sanitarie provinciali devono arrangiarsi sborsando di tasca propria per servizi che, invece, dovrebbero essere già garantiti da un pezzo.

Esborso milionario ma non è la prima volta

L’ultima, in ordine di tempo, è l’Asp di Cosenza (e non è la prima volta), che ha deliberato la spesa di un milione e 200mila euro per assicurarsi, attraverso una convenzione Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana), l’acquisizione di servizi di cloud e supporto da parte di una Rti (raggruppamento temporaneo di imprese) guidata da Tim. In altre parole, le aziende coinvolte dovranno garantire all’Asp di Cosenza la gestione e la manutenzione di tutti i software che servono a governare il Cup, il Pronto soccorso, l’attività di screening e il portale del cittadino della azienda sanitaria. Costo dell’operazione, appunto, 1.262.060 euro, di cui 200mila riferiti al 2021 e 1.062.060 euro per il 2022.

Una selva di software invece di un sistema unico

Nella lunga premessa della delibera n. 1474 del 19 ottobre scorso, firmata dal commissario straordinario Carlo Vincenzo La Regina, si sottolinea che l’Asp di Cosenza «è dotata di vari software gestionali necessari per il controllo, il monitoraggio e la gestione di tutte le attività afferenti agli espletamenti dei compiti istituzionali di tutte le strutture, sanitarie e amministrative». In pratica, tutto quello che dovrebbe fare in maniera integrata e uniforme il sistema informativo regionale, ma che non fa. O, per meglio dire, ancora non fa in maniera esaustiva su tutto il territorio calabrese, non ancora centralizzando in automatico le informazioni e rendendo omogenea l’infrastruttura informatica.

Situazione di inefficienza da cui deriva una selva di costosi software applicativi acquistati in proprio dalle varie aziende sanitarie, costrette dalle normative in vigore a fornire servizi e informazioni che, altrimenti, non sarebbero in grado di assicurare.

Quello che serve ma la Regione non garantisce

Da qui la necessità ineludibile di spendere altri fondi pubblici per rivolgersi all’esterno e sopperire alle mancanze del Sistema Informativo Sanitario Regionale. Lo spiega in maniera chiara la delibera, quando si legge che «il sistema informativo dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza è costituito da applicativi non rientranti nel progetto regionale denominato Sec Sisr Ap, in particolare per quanto concerne il sistema del Cup e dei Pronto soccorso, il sistema gestionale dei laboratori di analisi pubblici, dei servizi di anatomia patologica, dei centri trasfusionali, del sistema del 118, del sistema di gestione dei ricoveri e laboratori privati, del sistema di screening, del Portale del cittadino e del sistema dei terminali per la rilevazione delle presenze del personale».

Insomma, per quanto riguarda l’azienda sanitaria cosentina, e non certo per colpa sua, il Sisr è come se non esistesse. La conseguenza è l’ennesimo esborso di soldi pubblici per comprare quello che sulla carta dovrebbe essere già a disposizione da anni, aspettando che qualcuno finalmente si accorga dell’elefante nella stanza