Secondo i giudici del Tribunale della Libertà di Catanzaro sono venute meno le esigenze cautelari a carico dell'ex consigliere regionale coinvolto nell'inchiesta Genesi. Disposto l'obbligo di dimora
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Lascia gli arresti domiciliari Pino Tursi Prato, già dirigente del Psi e del Psdi negli anni ottanta e novanta ed ex consigliere regionale, accusato nell'ambito dell'inchiesta Genesi, di corruzione in atti giudiziari.
Quella vecchia sentenza da annullare
Secondo la Procura, Tursi Prato avrebbe chiesto al giudice Marco Petrini del tribunale di Catanzaro, l'annullamento di una vecchia sentenza di condanna a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, con l'obiettivo di ottenere poi un risarcimento dallo Stato italiano per l'ingiustizia subita. Va chiarito che Tursi Prato era stato condannato per fatti risalenti al periodo compreso tra il 1990 ed 1993.
Il risarcimento a Bruno Contrada
Ma sulla scorta di una sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, intervenendo nel 2015 su un ricorso presentato da Bruno Contrada condannato per gli stessi reati commessi tra il 1979 ed il 1988, la Corte d'Appello di Palermo aveva accordato un indennizzo al Contrada stesso sentenziando che la configurabilità giuridica del reato di concorso esterno in associazione mafiosa era intervenuta soltanto nell'ottobre del 1994, in conseguenza di una sentenza della Cassazione. Per cui tutte le successive condanne per concorso esterno in associazione mafiosa, riferite però a fatti precedenti all'ottobre del 1994, presentano un potenziale vizio di natura tecnica tale da poterne inficiare la validità. Proprio nei giorni scorsi tuttavia, la Cassazione annullato con rinvio la concessione dell'indennizzo a Bruno Contrada, rimettendo tutto in discussione.
L'intermediazione di Santoro
Come Contrda, anche Pino Tursi Prato si era rivolto alla Corte d'Appello di Catanzaro per chiedere l'annullamento della condanna inflittagli per concorso esterno in associazione mafiosa. E, secondo la Procura che conduce l'inchiesta genesi, avrebbe corrotto in tal senso il giudice Petrini, conosciuto per il tramite di Emiliano Santoro, considerato il faccendiere di Petrini ed ex dipendente dell'Azienda Sanitaria di Cosenza che Tursi Prato aveva diretto tra il 1988 ed il 1990 quando ancora si chiamava Unità Sanitaria Locale.
Sono innocente
Pino Tursi Prato ha sempre professato la sua innocenza, sostenendo di non conoscere il giudice Petrini e che comunque, la sua istanza è stata rigettata dalla Corte d'Appello di Catanzaro, perché, secondo i magistrati, la competenza è proprio della Corte Europea dei diritti dell'uomo alla quale, per il tramite del suo legale Franz Caruso, l'ex dirigente di Psi e Psdi si è già rivolto. Nel frattempo, come detto, il Tribunale della Libertà ha ritenuto di revocare gli arresti domiciliari a suo carico, mantenendo tuttavia in essere la misura cautelare meno afflittiva dell'obbligo di dimora a Castrolibero, suo comune di residenza.