Dopo il sindaco ed il vicesindaco è il terzo amministratore del piccolo centro della Valle dell'Esaro a contrarre il Covid. Intanto ancora resiste il focolaio venuto a galla in una Rsa del paese
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Dalla sera dell'Immacolata anche un assessore del comune di San Sosti è stato ricoverato all'Annunziata di Cosenza per una polmonite bilaterale da Covid 19. È in cura nell'astanteria Valentini per fortuna in condizioni non gravi. Dopo il sindaco Vincenzo De Marco e il vicesindaco, per fortuna entrambi guariti, un terzo componente dell'amministrazione ha contratto il coronavirus.
Focus sulla Rsa
Il pericoloso bacillo ha varcato anche la soglia di una delle due Rsa del paese, la San Giuseppe. L’ultimo screening con tampone molecolare effettuato agli ospiti, una quarantina circa, lo scorso 5 dicembre, ha confermato la presenza di 12 anziani ancora positivi al Covid. «Ma con carica virale in esaurimento – sottolinea il direttore sanitario Emilia D’Agostino – Tanto che in nove risultano ad oggi negativi al test antigenico». Altri due sono ricoverati, uno in terapia intensiva, l’altro invece ha superato la fase critica e già domani potrebbe essere dimesso.
Tre vittime nel mese di novembre
La struttura assistenziale situata nei pressi del Santuario del Pettoruto, nel cuore della Valle dell’Esaro, dopo aver passato indenne la prima fase della pandemia, ha dovuto fare i conti in questa seconda ondata, con un focolaio nel quale purtroppo anche tre ultra ottantacinquenni nel mese di novembre, hanno perso la vita, dopo il trasferimento nei reparti dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza.
L'incubo dopo un primo test positivo
Il primo caso è venuto a galla nell’ultima settimana di ottobre: un dipendente è risultato positivo al tampone rapido effettuato nell’ambito delle campagne di screening predisposte dalla direzione della stessa Rsa. Con l’ausilio della task force dell’Asp si è allora proceduto ad un esame approfondito su tutti gli anziani e su tutti gli operatori impiegati, una sessantina circa tra sanitari, ausiliari ed amministrativi.
La suddivisione dei pazienti
Nel frattempo alla San Giuseppe è stato attivato il piano predisposto per fronteggiare l’emergenza, «con l’allestimento di tre aree distinte – precisa Emilia D’Agostino - una zona rossa in cui ospitare i pazienti Covid, una zona verde in cui mantenere gli anziani negativi, una zona grigia in cui hanno trovato posto i soggetti negativi al tampone ma entrati in stretto contatto con soggetti positivi e quindi fortemente a rischio di contrarre il coronavirus».
Dipendenti in quarantena
«Abbiamo lavorato molto per evitare che il Covid filtrasse all’interno della struttura, limitando l’accesso a congiunti e fornitori fin dal 25 febbraio e promuovendo formazione e sensibilizzazione tra i dipendenti, sempre dotati dei dispositivi di protezione individuali. Abbiamo dotato tutte le stanze di dispositivi automatici per la sanificazione e l’abbattimento di sostanze batteriche e virali». Nonostante le precauzioni adottate, attualmente vi sono anche sette dipendenti in isolamento, positivi asintomatici, due dei quali hanno quasi completato il periodo di quarantena.