I casi di contagio Covid nella provincia reggina aumentano di giorno in giorno e dopo Sinopoli anche Sant’Eufemia rischia di essere dichiarata zona rossa. Ma a è proprio a Sinopoli, piccolo comune pre-aspromontano che i cittadini iniziano a mostrare segni di insofferenza, non tanto per la misura restrittiva resasi necessaria, quanto per la gestione dell’emergenza. «Voglio far sapere a tutti il modo in cui le Istituzioni stanno gestendo o per meglio dire non stanno gestendo la situazione – scrive in una lettera inviata alla nostra redazione da M. A., una cittadina di Sinopoli.

«Manca assistenza»

«Ognuno di noi è abbandonato a se stesso, senza avere alcuna assistenza nè medica nè da parte delle istituzioni. Basti pensare coloro che sono risultati positivi, non hanno avuto alcuna comunicazione ufficiale. Nessuno che gli faccia avere la terapia farmacologica o si preoccupi se hanno dentro casa del cibo se non un parente o un amico che per assicurargli ciò è costretto a rischiare il contagio, non si può lasciarli morire di fame o con la febbre a 40 perchè i signori commissari del Comune non hanno attivato il servizio della Protezione civile e non hanno preso dei provvedimenti. Non basta non farci uscire dal Paese per tenerci al sicuro, noi vogliamo che qualcuno di competenza assicuri ai nostri ammalati tutto ciò di cui abbiano bisogno, vogliamo le strade disinfettate, vogliamo che sia fatto il possibile per garantirci protezione».

«Sinopoli abbandonata dalle istituzioni»

Ma non è la sola. Altri cittadini hanno segnalato la medesima situazione, come R.O. che ci scrive: «Da quando è stata dichiarata la zona rossa a Sinopoli siamo stati abbandonati dalle istituzioni in quanto siamo un comune commissariato. Il mio appello e rivolto alla presidente della regione Calabria Jole Santelli, al prefetto di Reggio Calabria e ai commissari del Comune di Sinopoli, di prendere le giuste decisioni e le giuste precauzioni che servono per rendere più vivibile e meno ansiosa la vita di tutti». 

E ancora: «Vogliamo essere informati dello stato in cui ci troviamo sia noi che i paesi limitrofi, notizie sui tamponi e risultati in tempi brevi. Vogliamo più attenzione e assistenza sanitaria. Abbiamo diritto di sapere quello che sta succedendo intorno a noi».

 

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