È bastata una pubblicazione di pochi minuti sull’albo pretorio per scatenare una psicosi, con tanto di gruppi che cercano di ricostruire i luoghi che l’uomo possa avere frequentato e offese
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Che prima o poi ci sarebbe stato il primo contagiato anche a Lamezia Terme era cosa scontata, meno ovvia, forse, è stata la caccia all’untore, con tanto di segnalazioni, pseudo testimonianze e caccia alla parentela che se ne è scatenata.
L'errore del Comune
Ad accendere la miccia un errore madornale: sull’albo pretorio on line del Comune è stata caricata per pochi minuti l’ordinanza di quarantena con nome, cognome, domicilio e dati sensibili del paziente risultato positivo al Covid-19.
Ma quei pochi minuti sono bastati a scaricare il documento e ad inoltrarlo su decine di gruppi whatsapp. L’uomo, un cinquantenne, viveva a Bergamo, ma avrebbe perso il lavoro a causa della chiusura di decine di attività in Lombardia asfissiate dalla morsa del coronavirus. Arrivato a Lamezia il cinque marzo senza alcun sintomo, avrebbe iniziato a stare male pochi giorni dopo sottoponendosi, quindi, ai controlli per valutare un possibile contagio.
Un primo tampone è stato fatto a Lamezia, il secondo a Catanzaro. Ma ai lametini importa sapere dove sia stato, chi abbia visto. C’è chi dal domicilio ha cercato di ricostruire dove possa avere fatto la spesa e ha fatto una mappa dei possibili luoghi da evitare.
Sui social è stata diffusa anche la foto del figlio. Non sono mancati poi gli insulti, le accuse di “procurata epidemia”, le richieste di denuncia dell’uomo. Il tutto in un clima surreale. Da un lato l’invito alla calma del sindaco Paolo Mascaro, dall’altro l’agitazione e la frustrazione in cerca di un capro espiatorio. L’unica arma a nostra disposizione e evitare comportamenti a rischio, cercare di restare a casa il più possibile. La caccia all’untore serve a ben poco, specie contando i casi di Covid-19 asintomiatici.