Furti e allacci abusivi: si lucra anche sull’acqua. La Calabria, insomma, non si fa mancare nulla. È questa una delle concause per cui in molte aree della città di Corigliano-Rossano, soprattutto nel periodo estivo, manca il prezioso liquido in molte aree del centro urbano, con tanto di polemiche sui social. Cittadini che non possono farsi una doccia e costretti ad attendere, quando va bene, l’arrivo dell’autobotte comunale. Oggi, questo disagio, è avvertito di meno grazie all’attivazione di nuovi pozzi realizzati a Galderati, Seggio, Acquedotto, Iacina (da domani) e Donnanna.

E in prospettiva sono previsti altri cinque pozzi (Thurio, Boscarello, Giannone, Pirro Malena e Pennino). Il tutto in attesa che prenda corso il processo d'ingegnerizzazione di reti ed impianti. Su questo versante, il comune di Corigliano-Rossano ha sottoscritto un protocollo con Sorical in cui si recuperano sei milioni di euro, fondi disponibili da lunghi anni ma tenuti fermi in cassa nel più assoluto silenzio delle amministrazioni. «L’aspetto più grave - denuncia l’ex sindaco e geologo Tonino Caracciolo - è che non esiste una mappatura della rete idrica comunale descrittiva dei serbatoi, delle valvole di regolazione, e dei pozzi. Si va avanti secondo la memoria dell’ultimo fontaniere. Siamo al Medioevo». Con l’ingegnerizzazione del sistema, finalmente, ci si doterà di uno strumento in grado di tracciare le condotte.   

Sorical, «carrozzone politico»

Il noto professionista punta l’indice contro Sorical (soggetto gestore) che qualifica come “carrozzone politico” frutto di una gestione “clientelare”: «Andrebbe eliminato perché è fonte solo di problemi». Il paradosso è che la Calabria potrebbe vendere acqua ad altre regioni, tanta è la quantità che ha in dotazione e, invece, si registrano situazioni in cui i cittadini devono convivere con i rubinetti a secco. «Basta semplicemente completare il sistema delle dighe immaginate nel 1975 dalla cassa del Mezzogiorno e in parte non finite e il problema sarebbe risolto». Corigliano-Rossano dispone di circa 200 litri a giorno per abitante, ma da anni manca l’acqua. L’intera area è fornita da Sorical mediante gli acquedotti Fallistro, Trionto ed Eiano, nonché da pozzi e sorgenti.

«Uno dei risultati raggiunti da questa amministrazione è che da 3 mesi, dopo 15 anni, a Rossano Centro l'acqua non viene tolta la notte. L’ acquedotto del Tufarello, costruito dal Comune di Rossano negli anni 70 adduceva 10 l/secondo alimentando Rossano Centro, Colagnati, Forello, Crocicchia.  Nel corso del tempo, afferma Caracciolo, rilevavo sorgenti abbandonate, perdite sulla condotta, frane sulla pista. E segnalavo, senza ottenere risposte o risultati. Tanto che ora l'acqua non arriva a Rossano perché la portata si è ridotta alla metà (a proposito, il Comune non dispone di un misuratore di portata ed ha dovuto farselo prestare da Enel). Ora sono in corso i lavori di ripristino della pista, della condotta e delle sorgenti. Oggi l’acquedotto Tufarello è stato recuperato».

Gli allacci abusivi e le connivenze della politica

Il sistema idrico, tuttavia, presenta zone grigie tutte da chiarire, considerato che non sono consentiti allacci diretti sulle adduttrici a monte del serbatorio. «Ci sono i furti di pianura e quelli di montagna», denuncia Caracciolo, che suddivide la categoria in due fasce: gli abusivi e gli illegali. «I primi sono quelli che in dispregio ad ogni regola autonomamente si allacciano alla condotta pubblica, i secondi invece sono coloro che nel corso degli anni hanno persino ricevuto concessioni, alcune delle quali risalgono ai periodi antecedenti la costituzione di Sorical. Nessuno ha mai quantificato quanta acqua si sottrae al centro storico con gli allacci diretti alla condotta adduttrice del Fallistro. Ora il dato c'è. 10 litri al secondo! Ne partono 22 dal partitore di Serra Castagna e ne arrivano 12 al serbatoio di Pantasima. 2,8 dirottati dallo stesso Comune verso Gammicella ed il resto sottratto da allacci autorizzati ma illegali e da allacci abusivi».

Ma la storia riproduce anche altri spaccati e il riferimento è al disordine generalizzato che induceva anche molti costruttori a una sorta di “fai-da-te” utilizzando condotte non conformi. Il fenomeno presenta spaccati inquietanti, anche l’acqua è divenuta un pezzo di potere da gestire: «Il sistema è stato oggetto del più becero e lurido clientelismo. C’è stata consapevolezza e complicità delle amministrazioni. C’è un caso, riscontrabile, a Piana Vernile in cui si riscontrano una ventina di allacci abusivi sull’adduttrice del Fallistro. E le ha fatte il fontaniere del comune, non certo il privato».