«Tornare in classe l’1 febbraio? Sarebbe il caos, su questo non ho dubbi, non oso pensare a quello che potrebbe accadere». Antonio Iaconianni è il dirigente dello storico liceo classico “Telesio” di Cosenza, in numeri 1300 ragazzi da Cosenza e dintorni, 140 docenti e 50 impiegati come personale Ata. Una piccola comunità che ora vive di uffici e carte e cerca, faticosamente, di rimettersi in piedi.

Ma con il virus ancora in circolazione anche l’organizzazione amministrativa è difficile e la paura è che, a cancelli aperti, il virus possa entrare e circolare velocemente, causando blocchi e paure e, soprattutto, danni ai ragazzi.

«Le dico una cosa, così per darle il quadro di quello che stiamo vivendo: martedì scorso una nostra dipendente è finita in isolamento fiduciario perché era venuta a contatto con una persona positiva e un’altra collaboratrice è stata messa in quarantena dall’Asp. Quello che accade in questi casi lo sappiamo: si crea un effetto domino. Mi creda, sto avendo grosse difficoltà a riorganizzare gli uffici a scuola vuota, ma cosa sarebbe accaduto se le lezioni in presenza fossero ricominciate? Chi si sarebbe occupato della vigilanza, dei servizi o delle pulizie? E aggiungo: proprio sabato ho fatto visita in una room online di una classe dove ci sono tre ragazzi positivi. Cosa sarebbe successo se le positività fossero state riscontrate durante le lezioni in presenza? Glielo dico io: il blocco e anche il panico. Siamo in una pandemia e c’è una malattia che ancora non conosciamo bene che sta mettendo in ginocchio il mondo intero, davvero vogliamo mettere a repentaglio la salute di tutti?».

Tra settembre e ottobre, quando le lezioni in presenza erano riprese, anche al Telesio si sono registrati casi Covid. Risultato? Alunni in quarantena collegati online con classi dimezzate, personale docente positivo da sostituire, e intanto il continuo flusso dei ragazzi che per arrivare a scuola salivano su mezzi pubblici affollati.

«La scuola è scuola in presenza, voglio essere chiaro – dice Iaconianni - ma in queste condizioni, con l’andirivieni di positivi e sospetti positivi, faremmo solo una pessima didattica. Al momento la Dad è l’unica soluzione perché non ci sono le condizioni per una ripartenza classica, questo lo dico e lo sottoscrivo e molti genitori, con cui sto parlando in queste settimane, sono d’accordo. Io dico che è ora di finirla di considerare la scuola un terreno per scontri politici».