VIDEO | I rappresentanti della minoranza dell'Assise denunciano anche l’assenza di procedimenti amministrativi sul rinnovo della convenzione tra ente e società, e sulla bonifica: «Rischia di non partire mai»
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Mancanza di trasparenza e assenza di visione: secondo i consiglieri di minoranza del Comune di Crotone è ciò di cui pecca l’amministrazione comunale guidata da sindaco, Vincenzo Voce, nei rapporti con l’Eni, sia sul fronte della bonifica dell’ex sito industriale sia per quanto riguarda la famosa convenzione scaduta nel 2011 e mai rinnovata.
«Nessun procedimento amministrativo»
In una apposita conferenza stampa svoltasi nell'aula consiliare, Fabrizio Meo sottolinea che rispetto proprio «all’atto di convenzione, che poi è un atto di transazione con il quale il Comune di Crotone ha rinunciato a una richiesta di risarcimento danni nei confronti dell’Eni, non c’è al momento uno straccio di procedimento amministrativo, che faccia ritenere che l’amministrazione abbia un serio interesse a contrapporsi o confrontarsi con l’Eni». Ma più in generale, secondo Meo «vi sono due modi per avvantaggiare la multinazionale: dire sempre di sì a qualunque richiesta o dire sempre di no senza poi fare niente. Allo stato attuale, questa amministrazione, al di là di conferenze stampa, comunicati roboanti e interventi commoventi in Consiglio comunale, non ha fatto assolutamente niente di concreto, né ha mai seriamente coinvolto lo stesso Consiglio e le sue Commissioni. Io mi auguro che questi comportamenti, che a mio avviso sono stati omissivi rispetto a cose che si potevano fare, non abbiano definitivamente pregiudicato diritti, che sono diritti di una città».
«La bonifica rischia di non partire»
Punta nuovamente l’attenzione sulla bonifica, Antonio Manica, di Forza Italia, il quale si dice preoccupato per un «problema ancora irrisolto: dove saranno trasferiti i rifiuti tossici che usciranno dalla bonifica. Al momento, come noto, abbiamo un ricorso presentato da Eni al Presidente della Repubblica. La multinazionale ha impugnato il decreto ministeriale del marzo 2020 che ha approvato il Pob Fase 2, nella parte in cui è previsto che i rifiuti vengano trasferiti al di fuori della regione Calabria. Lo ha fatto con una precisa strategia dal punto di vista giuridico, perché questo tipo di ricorso è fondato su una istruttoria da parte del ministero competente con parere vincolante da parte del Consiglio di Stato. Quest’ultimo, in materia di rifiuti speciali, ha sempre stabilito, in forza di una sentenza della Corte costituzionale, che debbano essere smaltiti in prossimità del luogo di produzione, in impianti specializzati».
Per queste ragioni, secondo Manica, il ricorso ha «altissime probabilità di essere accolto» e «l’amministrazione comunale si troverà impreparata» per l’individuazione di un sito per lo smaltimento. «Non è il caso di discutere sin da subito con Eni di un piano B? Bisogna farsi trovare preparati, altrimenti questa bonifica non partirà più».