Il figlio di zi 'Ntoni, esponente di spicco della cosca di Siderno, gode fama di essere uomo di garanzia di una delle cosche più violente del mandamento jonico. La polizia federal brasiliana lo arrestò mentre stava prendendo un aereo che lo avrebbe riportato in Venezuela, paese dove si era rifugiato da latitante
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Se il vecchio “zi ‘Ntoni” era conosciuto come il boss dei due mondi per le sue entrature in Canada e Stati Uniti, suo figlio Vincenzo Macrì – la cui condanna a 15 anni di reclusione è diventata definitiva nei giorni scorsi – di mondi in cui operare se ne era trovati anche di più.
Siderno ovviamente, casa madre di uno delle Locali più influenti del reggino, e il Canada, colonia oltreoceano che fa sponda allo stesso gruppo criminale. Ma anche l’Olanda, approdo privilegiato di tanti traffici legati alla ‘ndrangheta, e il sud America, dove si era trasferito e dove era stato arrestato nel giugno del 2017, da latitante, mentre tentava di prendere un aereo.
Pezzo da novanta del clan Commisso, ritenuto architetto dei traffici di cocaina sulle due sponde dell’Atlantico – accusa caduta in dibattimento – Vincenzo Macrì gode fama di essere uomo di garanzia di una delle cosche più violente del mandamento jonico. Un ruolo ereditato per via dinastica. Suo padre Antonio, ammazzato a Siderno nel 1975 dopo una partita a bocce dal commando armato, guidato da Pasquale Condello “il supremo”, che cambiò gli equilibri della ‘ndrangheta inaugurando la stagione della prima sanguinosa guerra di mafia, era infatti considerato il grande manovratore del crimine organizzato calabrese.
Condannato in via definitiva dalla Cassazione a 15 anni di carcere – cinque in meno rispetto ai 20 sentenziati dal tribunale di Locri in primo grado – Vincenzo Macrì aveva già scontato una condanna a 13 anni di reclusione in un penitenziario federale degli Stati Uniti per un traffico internazionale di droga. Arrestato in Delaware nel 1989 dal Fbi aveva finito di scontare la pena solo nel 2002. Da tempo trasferito ad Aalmeer in Olanda dove ufficialmente vestiva il ruolo dell’imprenditore nel settore dei fiori, quando il cerchio delle forze dell’ordine aveva cominciato a diventare asfissiante, aveva deciso di rifugiarsi a Caracas, in Venezuela, dove viveva sotto l’identità di Angelo Di Giacomo, contro il parere della famiglia che gli suggeriva di tornare in Canada, dove il reato di associazione mafiosa non esiste e dove è sempre possibile trovare una situazione ottimale: «Il Canada per me – gli dice il cognato Crupi con l’intenzione di fargli cambiare idea – io ti dico è meglio che te ne vai nel Canada, ti troviamo una persona che ti sposi, con il sindaco, e ti prendi pure la cittadinanza che con il passaporto di qua è molto più semplice. Non ti consiglio di andare nel Venezuela, per nessuna ragione al mondo».
Raccomandazioni che Macrì non aveva accettato. La Policia Federal brasiliana lo aveva bloccato all’aeroporto di San Paolo, in Brasile. Cappellino da baseball e calzoncini corti, Macrì era stato individuato grazie all’indagine della squadra mobile di Reggio Calabria, mentre tentava di prendere un aereo per tornare a Caracas dopo una breve vacanza.
Considerato elemento carismatico del “Siderno criminal group”, Vincenzo Macrì era sceso in campo in prima persona per ripianare gli attriti sorti in Ontario dopo l’esecuzione di Carmine Verduci, vecchio boss originario di Oppido Mamertina e storicamente legato alla Locale di Siderno, caduto nell’ottica della guerra di mafia per il controllo della “sesta famiglia”, emanazione di Cosa Nostra oltreoceano.
Il contrasto tra il ramo dei Coluccio e quello che fa capo a “Cicciu i Grazia” Commisso – entrambi gravitanti nella galassia del Siderno Group – avrebbe potuto degenerare con altro sangue, compromettendo gli affari del clan. Ed è proprio Macrì che si occupa di risolvere la questione: è lui il garante, non ci sarebbero stati strascichi, a patto che nessuno toccasse i soldi. «Per loro, voglio dire – racconta il figlio del boss dei due mondi intercettato dagli investigatori – la questione è chiusa “però questo libro lo apriamo un'altra volta se tu sei andato a toccare i soldi”».