In aula la seconda deposizione di giornata: tocca a uno dei due pachistani accusati dalla Procura di Crotone di essere un trafficante di esseri umani. Anche lui fa riferimento a un siriano legato all'organizzazione. Il terzo imputato canta per protesta anziché rendere dichiarazioni spontanee
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La prima parte dell'udienza di oggi nel processo ai presunti scafisti della strage di Cutro aveva offerto molti spunti sul dramma i cui contorni si cerca di chiarire in aula; nel pomeriggio, dopo il rinvio, emergono nuovi spunti e un potenziale colpo di scena: nel naufragio sarebbe stato coinvolto un settimo scafista mai fermato dalle forze dell'ordine.
Alla sbarra, con rito ordinario, ci sono Sami Fuat, cinquantenne cittadino turco, Ishaq Hassan e Khalid Arslan, poco più che ventenni provenienti dal Pakistan. I fari sono puntati sul ruolo dei presunti trafficanti di migranti prima, durante e dopo la strage della Summer Love, che provocò morte per almeno un centinaio di migranti a Steccato di Cutro a pochi metri dalla riva, l’infausto 26 febbraio del 2023.
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Gli imputati: c'era un settimo scafista mai arrestato
Al rientro dopo la pausa c’è la deposizione volontaria di Ishaq Hassan, l’altro pakistano accusato di essere ancora più dentro l’organizzazione di traffico di migranti. Il pubblico ministero Festa incalza l’imputato soprattutto sul contenuto del cellulare che gli è stato sequestrato. Ancor più in questa occasione ci si dilunga su termini di contatto anche esterni e, soprattutto, precedenti all’imbarco da Smirne, e addirittura prima di partire da Istanbul via terra.
Il dottore Festa cerca di comprendere come mai Hassan sia interpellato per passaporti e per una imprecisata situazione di “game” (così vengono definite le traversate) che parrebbe comunque palesare “affari”, e in specifico partenze di migranti disposti a pagare per raggiungere una possibile nuova vita, anche se clandestina e, soprattutto, attraverso viaggi rischiosissimi. Sia la quantità di cose contestate e, soprattutto, le risposte, tra l’altro spesso tentate in un buon italiano, non danno certo le medesime sensazioni rese da Khalid in mattinata. Anche all’intervento del presidente D’Ambrosio che chiede lumi sulla presenza di copie di oltre settanta documenti sul cellulare, Ishaq Hassan non è proprio convincente.
Al turno dell’interrogatorio del proprio avvocato Salvatore Perri, che difende, come detto, anche Khalid, il meno giovane dei due pakistani innanzitutto conferma ciò che era già emerso a parere di Khalid Arslan e cioè che a bordo c’era anche un altro uomo organico all’organizzazione di trafficanti che potrebbe essere il settimo scafista mai rinvenuto dalle forze di polizia: sarebbe un siriano che era il capitano della Luxury 2 su cui partirono i circa 200 migranti dalla Turchia ma che dopo tre ore di navigazione ebbe il motore in avaria con gli scafisti che si fecero raggiungere da una seconda imbarcazione, appunto il caicco Summer Love.
Processo sulla strage di Cutro, il terzo imputato canta per protesta
L’udienza ha poi avuto un epilogo “teatrale” con l’esibizione di Sami Fuat, il 50enne turco da quasi tutti individuato come uno dei due maggiormente al timone che pur dichiarando dietro le sbarre di essere pronto anche lui a rendere deposizioni spontanee (a suffragare che gli imputati non sono assolutamente obbligati a rispondere alle domande di procura e difesa ma che quando decidono di farlo, ovviamente, giurano per dire il vero, rischiando anche il reato di falsa testimonianza), una volta arrivato alla postazione dei teste ha inteso cantare per protesta, immediatamente interrotto e ridotto nuovamente dietro le sbarre.