Il processo è nato dall’inchiesta sulle tensioni tra la cosca Rosmini e gli Zindato per il controllo del territorio di Modena, un quartiere della zona sud della città
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Assolti cinque dei sette imputati che, in primo grado, erano stati condannati. Il processo "Cemetery boss", celebrato con rito abbreviato, si è concluso così davanti alla Corte d'Appello di Reggio Calabria presieduto dal giudice Giancarlo Bianchi. Tutto è partito da un'inchiesta della Dda di Reggio Calabria sulle frizioni tra la cosca Rosmini e gli Zindato per il controllo del territorio di Modena, un quartiere della zona sud della città dello Stretto.
Cemetery boss, le condanne
Gli unici condannati sono Franco Giordano (10 anni e 4 mesi di carcere), ritenuto il "capo società" della cosca Rosmini, e Natale Crisalli (6 anni e 8 mesi). Quest'ultimo, in primo grado, era stato condannato a 14 anni di reclusione mentre a Giordano il gup aveva inflitto 13 anni. È caduta l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso per gli altri cinque imputati che nel primo processo avevano rimediato condanne tra i 7 anni e 4 mesi di carcere e gli 11 anni 8 mesi.
Le assoluzioni
Sono stati assolti, infatti, "per non aver commesso il fatto" Giuseppe Anghelone, Demetrio Missineo, Rocco Richichi, Massimo Costante e Salvatore Claudio Crisalli. Quest'ultimo, difeso dagli avvocati Marco Gemelli e Giuseppe Mazzetti, era stato condannato in primo grado come capo promotore per associazione mafiosa quale membro apicale della cosca Rosmini.