«Qui, l’Anas viene a raccogliere solo morti e viene chiamata solo per questo ormai. Bisogna avere rispetto del sangue versato su questa strada». Lo urla con forza, Nando Amoruso, dalla gabbia in ferro in cui si è rinchiuso, posizionandosi ai bordi della famigerata strada statale 106, alla quale i numerosi incidenti di cui è stata teatro sono valsi il nome di “strada della morte”.

Accanto alla gabbia, c’è una bara in ricordo di tutte le vittime di questa strada, alle quali è stato anche dedicato un minuto di silenzio. Amoruso, che è presidente del comitato Vita (Viabilità Infrastrutture Trasporti Ambiente) si batte da anni per l’ammodernamento e la messa in sicurezza di questa arteria e con sé ha una valigia piena di documenti. Questa mattina è tornato a protestare, a modo suo, nel tratto tra Torre Melissa e Cirò Marina: «Questa è una strada dove non si può più circolare, manca il certificato di agibilità».

Il dito è puntato contro la politica, colpevole, a suo dire, di 50 anni di mancate promesse: «Se la prendono tutti con l’Anas, che non c’entra niente. Sono i politici che non sono all’altezza, non siamo rappresentati. Hanno fatto solo campagna elettorale con la statale 106 e dopo 50 anni ancora oggi ne parlano, quando poi nel Pnrr non c’è una lira».
La protesta è stata consapevolmente organizzata in periodo di campagna elettorale: «Se hanno coraggio, invito i quattro candidati alla presidenza della Regione a un confronto pubblico, una tavola rotonda. Scegliessero loro dove, ma devono rispondere a tutte le mie domande. Poi, possono andare con dignità a chiedere il voto. Altrimenti – aggiunge rivolgendosi direttamente ai cittadini della fascia ionica calabrese – scheda bianca o non recatevi alle urne in segno di protesta».