Il caso della bimba che soffre di una malattia rara era stato portato alla luce dal nostro network nel novembre scorso. Comune e Asp si erano mobilitati ma la soluzione temporanea non aveva convinto i genitori della piccola, che avevano quindi deciso di affrontare la questione in tribunale
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Il tribunale di Paola - sezione Lavoro, nella persona del giudice Ivana Gensuso, ha accolto il ricorso presentato dai genitori della piccola Gioia (nome di fantasia, ndr), la bimba di Cetraro affetta da gravi patologie lasciata senza assistenza infermieristica a scuola.
Il suo caso era stato sollevato dal nostro network nel novembre scorso. Dopo la sentenza, che restituisce giustizia alla famiglia della bambina, la madre ha diffuso una breve nota: «Dopo una lotta che va avanti ormai da diversi anni - si legge -, finalmente, in data odierna si è messo un punto fermo sulla vicenda di mia figlia. Finalmente il mio ricorso è stato accolto a pieno, per cui, la “piccola Gioia”, così come passata alla storia, potrà frequentare la scuola in sicurezza».
La sentenza
Il tribunale di Paola, dunque, accoglie il ricorso e ordina al Comune di Cetraro di assegnare in favore della piccola un assistente «per l’autonomia e la comunicazione per tutta la durata dell’orario scolastico, fino alla conclusione dell’anno scolastico 2023/2024», mentre all'Asp di Cosenza ordina di assegnare in favore della bambina «un infermiere per tutta la durata dell’orario scolastico, fino alla conclusione dell’anno scolastico 2023/2024». In ultimo, ha condannato il Comune di Cetraro e l’ASP di Cosenza, al pagamento «per le causali di cui in motivazione ed in favore dei ricorrenti delle spese di lite» di complessivi € 2.608,00.
La soddisfazione della madre
La donna, nella sua breve nota diffusa alla stampa, ha tenuto a menzionare le persone che in questi mesi hanno sostenuto la sua battaglia «che ha dell’assurdo»: l'avvocato Emma Montesani del foro di Paola, «che, fin da subito, ha preso a cuore la vicenda»; Stella Marcone, presidente dell’associazione “A piccoli passi” di Fuscaldo; Anna Maria Stanganelli, Garante della Salute della Regione Calabria; Giuseppe Aieta, ex sindaco di Cetraro ed ex consigliere regionale, oggi consigliere di minoranza; Graziano Di Pasqua, dirigente dei licei di Cetraro. In conclusione, ha aggiunto: «Alla luce di tale sentenza, vorrei invitare chi, in questi anni di dura battaglia, ha fatto finta di non vedere e di non sentire, di vergognarsi per aver negato ad un esserino indifeso di poter passare alcune ore della giornata con i suoi pari. Alla fine, giustizia è stata fatta».
La vicenda
Il calvario di questa donna e di sua figlia era cominciato nel febbraio di un anno fa. La bimba, affetta da una rara forma di epilessia e altre patologie, frequenta l'asilo solo per qualche ora a settimana a causa delle sue condizioni di salute e proprio in quei frangenti era stata colpita da una grave crisi epilettica. Quell'episodio, per fortuna, si risolse con un grande spavento, ma i genitori si resero conto che la bambina doveva essere seguita costantemente da un infermiere, per tutto il tempo della sua permanenza a scuola. Dapprima erano cominciate le richieste al Comune, destinatario di decine di migliaia di euro di fondi da utilizzare per fronteggiare la disabilità.
Da via De Seta, sede del municipio cetrarese, si erano attivati inviando a scuola una puericultrice e un assistente alla persona. Le due figure, sebbene di grande aiuto, non erano però servite a tranquillizzare la famiglia, che invece continuava a chiedere la presenza di un infermiere specializzato, anche all'Asp di Cosenza. Ma l'ente di via Alimena dichiarava di non essere responsabile del servizio, anche in virtù di una grossa lacuna burocratica, ovvero l'assenza di una clausola che obblighi le Asp calabresi ad attivare il servizio infermieristico nelle scuole. Pertanto, per un lungo periodo, era cominciato il braccio di ferro tra il Comune e l'Asp di Cosenza per stabilire di chi fosse la responsabilità in merito a tale servizio e, in questo trambusto, al fianco della famiglia della piccola Gioia si erano schierati apertamente il consigliere comunale Giuseppe Aieta, la presidente dell'associazione "Mamme indispensabili" Stella Marcone e la Garante delle Salute della Regione Calabria, Anna Maria Stanganelli.
L'eco mediatica suscitata dal caso spinse le parti in causa al confronto. La direttrice del distretto sanitario del Tirreno, Angela Riccetti si impegnò a cercare personalmente una via d'uscita, mettendo a disposizione alcuni volontari tra i dipendenti dell'Azienda sanitaria provinciale bruzia, inviati all'asilo al di fuori dell'orario di lavoro, e a titolo gratuito. La soluzione precaria e temporanea, però, non convinse del tutto la famiglia della piccola Gioia, che scelse di affrontare la questione in tribunale e chiedere come diritto, e non come favore, l'ottenimento dell'assistenza infermieristica.