Chiunque negasse il diritto a stare insieme all’aria aperta, come ovvio nel più rigoroso rispetto delle norme antiCovid, potrebbe a giusta ragione essere tacciato di accanimento e contestato, anche in modo aspro, per l’intransigente posizione assunta. Ma c’è un divieto assoluto, non solo in tempi di Coronavirus e non solo in virtù di una prescrizione di legge bensì dei più banali fondamenti di educazione civica, ossia di ‘rispettare i luoghi’ in cui si va a fare un pic-nic o semplicemente a consumare un veloce pasto in piacevole compagnia.

Così, ieri e avantieri, purtroppo non è stato. E, quel che è peggio, è dover dire: “C’era da aspettarselo”. Perché? Semplice: per il motivo che il primo weekend di primavera inoltrata dopo una Pasqua (e quindi un Lunedì dell’Angelo) all’insegna delle restrizioni e dei rigidi controlli delle forze dell’ordine, soprattutto in tema di sconfinamento non espressamente autorizzato dei confini comunali, stavolta la gente ne ha approfittato. È uscita. Si è recata nelle ‘seconde case’ delle località di mare, incluso naturalmente anche il frequentatissimo litorale catanzarese.

E, lo ribadiamo, se lo ha fatto in termini corretti - ossia non mettendo a repentaglio la salute pubblica con comportamenti favorenti la diffusione del temibile Sars Cov 2 - non c’è alcunché da eccepire. Anzi, tutt’altro. Solo che è un dato molto negativo, per non dire preoccupante, vedere spiagge e pinete vicine al mare disseminate di rifiuti di ogni genere. Il riferimento è agli immancabili cartoni delle pizze, buste di plastica, residui di cibo, bottiglie e lattine vuote e chi più ne ha più ne metta.

Un tappeto di immondizia che inquina e indigna, non trovando giustificazione nella pur legittima voglia di festeggiare dopo un periodo di forzata clausura e in vista di un’estate tanto attesa ma ancora dominata dall’incertezza determinata dalla presenza del virus. Una scena inedita? Nient’affatto, purtroppo.
Perché, tranne da inizio 2020, appunto a causa del Covid, non c’è Pasquetta, Festa della Liberazione o del Primo Maggio, della Repubblica, a Catanzaro anche del Santo Patrono San Vitaliano e Ferragosto, senza un arenile insozzato da cataste di spazzatura formate in ogni dove.

Una forma di inquinamento dell’ambiente e in alcuni casi un danno arrecato all’ecosistema con plastiche e altri materiali che possono finire persino in mare. Senza contare, con il passare dei giorni senza che nessuno ripulisca, i possibili rischi legati ai fattori antigienici creati dai batteri prodotti dai residui della tantissima roba colpevolmente lasciata in giro.