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Dopo gli incontri tenutisi sabato 13 e mercoledì 17 a Marcellinara e a Settingiano nelle sedi dell’istituto comprensivo “Don Maraziti”, questa mattina, a Miglierina, si è conclusa la terza giornata del primo ciclo di appuntamenti su una tematica mai così attuale come quella del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo.
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Il gruppo fa la differenza
Gli oltre duecento studenti, insieme ai docenti, delle scuole medie e degli ultimi due anni di scuola elementare, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con i militari dell’arma dei carabinieri, i quali hanno illustrato ai giovani le caratteristiche, le dinamiche ed i rischi connessi alla tematica. In particolare, trattandosi di un fenomeno dinamico, multifattoriale, multidimensionale e, soprattutto, di un fenomeno di gruppo, gli alunni hanno compreso che gli episodi di bullismo non coinvolgono solo il bullo e la vittima, ma anche gli spettatori, ovvero coloro che, spesso, possono fare la differenza, nel bene e nel male, aiutando la vittima a denunciare le violenze subite.
I sintomi
In particolare, sono state descritte le varie tipologie della figura del bullo, influenzata da modelli culturali e sociali, dai vissuti dei soggetti coinvolti, dagli stili educativi e i modelli familiari, dalle dinamiche di gruppo e dalle caratteristiche personali dei ragazzi. Il fenomeno, caratterizzato da intenzionalità, sistematicità e asimmetria tra gli individui coinvolti, può essere manifestato attraverso forme di aggressione fisica, verbale e psicologica, le cui ripercussioni sulla vittima possono scatenare conseguenze più o meno gravi o persistenti, di natura emotiva, fisica o comportamentale, come scarso rendimento a scuola, stati d'ansia o sintomi depressivi e tanti altri ancora, a seconda dell'intensità degli atti messi in pratica dal bullo e della vulnerabilità della vittima.
History case
I numerosi interventi e la curiosità degli studenti hanno portato poi a riflettere sulla recente vicenda del piccolo Keaton Jones, le cui violenze subite sono state denunciate dallo stesso giovane, attraverso un video/denuncia realizzato dalla madre e che ha fatto il giro del mondo nelle scorse settimane. Altri studenti hanno invece fatto riferimento alla storia di Amanda Todd, una 15enne canadese che nel 2012 si tolse la vita a seguito della diffusione di una foto intima che la ritraeva e che la stessa adolescente aveva condiviso con uno sconosciuto su una chat, dopo che quest'ultimo, muovendosi nell'anonimato della rete, ne aveva carpito la fiducia.
I rischi della rete
Da questo drammatico esempio, i carabinieri hanno quindi cercato di chiarire le numerose insidie che si celano dietro alle potenzialità di internet. I consigli dei militari dell'arma si sono concentrati sull'attenzione da porre nell'uso dei social network, evitando di condividere troppi dati personali, informazioni sui propri spostamenti, password, foto ritraenti familiari, soprattutto se minori, ed evitando di dare confidenza o rispondere a soggetti sconosciuti che dovessero farsi avanti sui social. Gli incontri tra i carabinieri e le scuole proseguiranno nei prossimi mesi con ulteriori incontri ed istituti scolastici, per parlare di tutti quei fenomeni criminosi o dinamiche al confine tra legalità e illegalità, diffuse in special modo tra gli adolescenti, allo scopo di sensibilizzare le nuove generazioni a non aver paura e a denunciare ai genitori, agli insegnanti ed alle forze dell'ordine tutte le ingiustizie che spesso restano sconosciute ed impunite.
l.c.