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Il faccia a faccia tra il gip del Tribunale di Catanzaro e il dirigente regionale Vincenzo Caserta travolto nello scandalo Calabria etica insieme all’ex leader della fondazione Pasqualino Ruberto è previsto per il prossimo 3 settembre. Un interrogatorio necessario perché il giudice per le indagini preliminari decida sul provvedimento di interdizione dai pubblici uffici vergato da Carlo Saverio Ferraro e richiesto dal sostituto procuratore della Repubblica del capoluogo calabrese Graziella Viscomi. Accompagnato dai legali Francesco Iacopino e Crescenzio Santuori, il dirigente dovrà fornire la sua versione dei fatti in merito al reato di abuso di ufficio contestatogli. Dovrà spiegare le presunte omissioni nell’esercizio di vigilanza e controllo che hanno consentito a Ruberto di inserire una sfilza di collaboratori per consentire all’allora numero uno di Calabria etica di fagocitare voti in vista delle regionali e delle comunali di Lamezia dove Ruberto era candidato a sindaco, provocando un danno alla Regione Calabria pari all’importo delle retribuzioni dei collaboratori assunti con procedure illegittime. Ben più grave la posizione di Ruberto a carico del quale si ipotizzano varie ipotesi di abuso di ufficio e il reato di peculato. In qualità di presidente dell’ente in house della Regione Calabria e dunque di pubblico ufficiale, secondo la Procura, avendo per ragioni di ufficio la disponibilità dei fondi pubblici relativo al progetto “Credito Sociale” e del conto corrente sul quale gli stessi erano stati stanziati , si sarebbe appropriato degli stessi fondi , sottraendoli alla loro destinazione vincolata e utilizzandoli sia per il pagamento di anticipazioni per le comunali del 2015 che per anticipare gli stipendi dei collaboratori assunti in altri progetti. Ma c’è di più. Secondo le tesi accusatorie, Ruberto avrebbe sistemato una serie di persone a lui vicine all’interno di Calabria etica, omettendo di astenersi per gravi ragioni di convenienza. Intenzionalmente in virtù dei soli rapporti professionali con Caterina Ferrante, amministratore unico e socia per il 50% della società Crc consulting srl, di cui Ruberto attuale consigliere di minoranza al comune di Lamezia è socio per il rimanente 50%, avrebbe affidato alla Ferrante diversi incarichi professionali e l’avrebbe fatto in base ad una scelta fondata solo ed esclusivamente su un rapporto personale e a prescindere da ogni valutazione che concernesse le competenze della professionista rispetto all’incarico a cui era stata demandata. In particolare, si legge dalle carte, negli anni dal 2011 al 2015 affidava alla Ferrante la consulenza contabile, amministrativa, fiscale ordinaria e continuativa nonché del lavoro di Calabria etica procurandole un ingiusto danno patrimoniale pari alle somme incamerate in forza dei contratti professionali stipulati per un importo complessivo di oltre 180mila euro.
Gabriella Passariello