C’è un indagato per l’omicidio di Salvatore Giuseppe Tutino, 62 anni, di Rosarno, scomparso da casa il 15 dicembre scorso, ed il cui cadavere carbonizzato è stato ritrovato all’interno della sua Fiat Panda nelle campagne di Calimera, frazione del comune di San Calogero. Sull’identità della persona attorno alla quale si concentrano le indagini, gli inquirenti – coordinati dalla Procura di Vibo Valentia – mantegono il più stretto riserbo ed anche se ancora si attendono gli esiti dell’esame del Dna sui resti del cadavere, gli investigatori sono convinti che quel corpo carbonizzato appartenga proprio a Salvatore Giuseppe Tutino e da tale convinzione sono partite le indagini che puntano a dare un nome ed un volto ai responsabili.

Indagini che si concentrano in particolare su una persona, “attenzionata” dalla Procura di Vibo Valentia che coordina il lavoro dei carabinieri del comando provinciale e del gruppo di Gioia Tauro. Non dovrebbe restare impunito, dunque, il delitto Tutino, al momento un “giallo” finito anche all’attenzione della trasmissione “Chi l’ha visto” dopo che i familiari ne avevano denunciato a dicembre la scomparsa. La certezza che ci si trova dinanzi ad un omicidio è data dal fatto che sulla portiera dell’auto data alle fiamme sono stati trovati colpi di fucile caricato a pallettoni. Dall’esame della carcassa dell’auto e del luogo di ritrovamento, gli investigatori si sono poi convinti che gli autori del delitto volevano seppellire l’intera Fiat Panda, con dentro il corpo di Giuseppe Tutino, all’interno di una buca, probabilmente scavata con una motopala. Non riusciti nell’intento, gli autori di quello che appare come un agguato consumato altrove avrebbero poi appiccato il fuoco all’intera auto dopo averla cosparsa di liquido infiammabile al fine di cancellare ogni traccia.

Emigrato in Francia negli anni ’80 e poi rispedito in Italia dalle autorità francesi, la vittima era nipote di un cognato di Vincenzo Pesce, alias “U Pacciu”, dell’omonima famiglia di Rosarno. Un cugino di Giuseppe Tutino, invece, ha scontato diversi anni di reclusione in uno dei primi processi al clan Pesce scaturito dalle dichiarazioni del pentito Salvatore Marasco. Si indaga pure sui legami con la famiglia Cacciola di Rosarno e non viene trascurato il fatto che una sorella di Salvatore Giuseppe Tutino è scomparsa nel nulla il 30 novembre del 1999. La vittima era proprietaria insieme al fratello di un pezzo di terra nei pressi del vecchio ponte di legno che da Rosarno porta a Nicotera, non distante dal fiume Mesima ed a qualche chilometro dalla campagna di Calimera dove è stata ritrovata l’auto carbonizzata.